Digiuno intermittente

Digiuno intermittente: è davvero consigliato?

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I modelli alimentari della società attuale si stanno sempre più allontanando da quelli tradizionali e da quelli tipici della dieta mediterranea.

L’aumento dell’offerta e del consumo di prodotti ultralavorati, la sedentarietà e gli stili di vita caratterizzati da un elevato stress sono fattori che hanno contribuito a questo cambiamento.

Non dobbiamo dimenticare che il nostro corpo ha un proprio ritmo biologico. Cioè, come individui, siamo programmati per condurre stili di vita e orari specifici.

Tuttavia, ci sono circostanze che possono mettere in pericolo questo ritmo. Ad esempio, l’eccessiva esposizione alla luce, i pasti fuori orario o il consumo eccessivo di cibo. Insieme, possono generare ciò che chiamiamo cronodisruzione, ovvero la rottura dei ritmi biologici.

Numerosi sono gli studi che mettono in relazione come un modello alimentare inadeguato favorisca lo sviluppo di patologie (sovrappeso, obesità, diabete…). Tuttavia, negli ultimi anni sono stati riscontrati altri fattori che contribuiscono anch’essi alla predisposizione a queste malattie.

Tra questi, la già menzionata cronodisruzione.

Perdere peso, mantenere un peso adeguato o controllare i livelli di glucosio nel sangue possono diventare delle vere sfide per la popolazione. Quante diete alternative sono emerse negli ultimi decenni a questo scopo?

Nelle varie ricerca di una soluzione adeguata, sono emerse nuove opzioni, tra cui il digiuno intermittente.

Perché il digiuno?

Il digiuno intermittente serve a ridurre il numero dei pasti giornalieri, presumibilmente solo 3, facendo così un digiuno dalle 8 alle 10 ore. C’è chi può arrivare a praticarlo fino a 12, o addirittura 18.

Durante il periodo di digiuno, i livelli di glucosio nel nostro sangue diminuiscono gradualmente. Questo costringe il corpo a mobilitare i grassi dal tessuto adiposo, proprio per conservare parte di quel glucosio.

Inoltre, costringe il corpo a attivare processi metabolici che assicurano il mantenimento dei livelli di questo monosaccaride nel sangue, utilizzando le riserve dell’organismo e forzandone la generazione.

Ricerche approfondite mostrano quanto siano efficaci questi digiuni intermittenti per la perdita di peso. Come mai? Perché costringono il corpo a mobilitare e ad utilizzare il grasso del tessuto adiposo.

Allo stesso modo, sono anche associati a una buona gestione dei livelli di glucosio nel sangue. Mantenerli a valori bassi, come ci si potrebbe aspettare, contribuisce a una migliore salute del glucosio nel sangue.

Per questo motivo i digiuni intermittenti senza riduzione calorica sono stati proposti da vari ricercatori come efficaci alternative nella gestione di patologie metaboliche come sovrappeso, obesità o diabete. Gli studi finora condotti sembrano confermare questa idea.

Luci e ombre

È vero che le ricerche esistenti mostrano che il digiuno intermittente può essere una buona soluzione per problemi attuali come sovrappeso, obesità o diabete. Tuttavia, le informazioni sono limitate. Inoltre, gli studi non sempre vengono condotti nelle migliori condizioni, almeno dal punto di vista scientifico.

È importante notare che queste ricerche misurano l’evoluzione del peso nel tempo, e in questo senso si è dimostrato un successo indiscutibile.

Tuttavia, per studiare i livelli di glucosio nel sangue, questi lavori raccolgono sempre i dati alla fine del periodo di digiuno. Ma cosa succede nel nostro corpo quando facciamo un pasto dopo un digiuno di 12 ore?

La verità è che ci sono pochissimi studi a riguardo. Alcuni di essi, infatti, sottolineano che mangiare dopo un digiuno simile può causare squilibri ormonali (in particolare di insulina) e livelli di glucosio durante le ore successive al pasto. Poco si sa circa il possibile effetto a lungo termine di queste deregolamentazioni. Come dicevamo, mancano studi al riguardo.

D’altra parte, il digiuno intermittente va contro le raccomandazioni emesse dagli enti ufficiali in materia di nutrizione. Una delle loro proposte è quella di fare cinque pasti al giorno basati su una dieta equilibrata, con una distribuzione adeguata delle calorie.

Inoltre, vari studi mostrano come la mancanza della colazione nei bambini in età scolare (che in fondo è una forma di digiuno) è associata a una minore resa accademica.

Un altro aspetto importante è che modelli alimentari adeguati, come la dieta mediterranea, basata su cinque pasti al giorno, ha dimostrato di avere successo. Sono legati al mantenimento del peso, alla prevenzione dell’obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari e mostrano anche una prognosi migliore nella prevenzione delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Questo modello dietetico ha l’approvazione di numerose ricerche che ne dimostrano l’efficacia, nonché studi a lungo termine che sono favorevoli.

Tutto ciò evidenzia che c’è ancora molta incertezza sugli effetti reali del digiuno intermittente. È necessario condurre ulteriori ricerche approfondite, con studi a lungo termine che non si limitino a valutare la risposta dell’organismo durante il digiuno, ma anche dopo i pasti.

Con ciò, la comunità scientifica e gli organismi ufficiali nel campo della nutrizione potranno emettere una valutazione veritiera, coerente e basata sull’evidenza.

Autore

Juan Antonio NietoMariana Silva LópezUniversità Internazionale di Valencia