allenare l'equilibrio

Propriocezione, il tuo “sesto senso” sconosciuto che puoi esercitare

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Sei davanti allo schermo del tuo computer o del tuo cellulare e qualcuno ti chiede come è posizionato il tuo piede. Saresti in grado di rispondere senza guardarlo? Molto probabilmente la risposta è sì, ed è dovuta alla propriocezione.

Questo è il nome del senso, poco conosciuto dal pubblico, che ci informa della posizione delle parti del corpo nello spazio. Consente di rilevare i cambiamenti di lunghezza e tensione nei diversi tessuti, nonché i cambiamenti nella posizione delle articolazioni. Per questo viene anche chiamato senso posizionale.

La propriocezione non è da sottovalutare, in quanto svolge un ruolo molto importante nella coordinazione e nell’equilibrio: ci permette di regolare il movimento e aiuta a dare risposte riflesse a situazioni che potrebbero danneggiare il nostro apparato locomotore. Questo lo rende indispensabile per molte attività sportive.

Dai muscoli e articolazioni alla corteccia cerebrale

Ma come funziona esattamente? Il sistema propriocettivo riceve informazioni dai cosiddetti meccanocettori, recettori sensoriali che rilevano gli stimoli meccanici in modo che vengano elaborati dal sistema nervoso. Ce ne sono più di 10 tipi, distribuiti nei muscoli, tendini, articolazioni, fascia (tessuto connettivo che circonda i muscoli e altre strutture) e pelleRispondono principalmente ai seguenti stimoli: variazioni della lunghezza muscolare, velocità di contrazione muscolare, forza muscolare, carichi articolari e deformazioni dei tessuti superficiali.

Le informazioni propriocettive devono essere elaborate dal sistema nervoso per creare risposte di varia complessità. Nel midollo spinale si generano reazioni stereotipate e rapide, come il riflesso da stiramento, lo stesso che lo specialista esplora con il martello nel consulto.

Parti del cervello. In giallo, sotto, il tronco cerebrale.
Parti del cervello. In giallo, sotto, il tronco cerebrale. Wikimedia Commons/CFCFCC BY-SA

Si può dire che il tronco cerebrale – parte del sistema nervoso tra il cervello e il midollo spinale – sia uno dei principali centri operativi della priopiocezione: vi vengono integrate informazioni sensoriali provenienti da diverse fonti e vengono elaborate risposte automatiche che aiutano a controllare la postura del corpo. E infine, nella corteccia cerebrale questa informazione diventa cosciente e si genera un movimento volontario.

Altre strutture del sistema nervoso che intervengono nella modulazione del movimento sono i gangli della base (il loro deterioramento è correlato al tremore nel morbo di Parkinson) e il cervelletto.

Un termine associato a questo senso è il controllo neuromuscolare. È la capacità di generare una precisa attivazione muscolare da parte del sistema nervoso grazie, in larga misura, all’interpretazione delle informazioni propriocettive. Sia la propriocezione che il controllo neuromuscolare sono importanti per mantenere la stabilità articolare e proteggerla.

Come migliorare il nostro senso propriocettivo

L’allenamento propriocettivo non è solo considerato essenziale nel recupero dagli infortuni, ma può anche aiutare a prevenirli. Questa capacità segnala lo stato delle articolazioni e fa contrarre i muscoli per prevenire danni, come una distorsione o una lussazione.

Inoltre, potrebbe agire come una sorta di sesto senso per anticipare le ferite (qualcosa come il senso del ragno di Spiderman). Questo meccanismo anticipatorio si ottiene attraverso la formazione e l’apprendimento.

Se siamo esposti a stimoli potenzialmente dannosi, quando il sistema nervoso riconosce una situazione simile, causerà la preattivazione dei muscoli. Ad esempio, se saltiamo da una certa altezza, i muscoli si attivano prima di cadere a terra per non ferirci. La propriocezione fornisce le informazioni necessarie per questa formazione.

Si ritiene che il lavoro di controllo propriocettivo e neuromuscolare aiuti anche ad ottenere una buona stabilità articolare (associata alla prevenzione degli infortuni) e un movimento più efficiente. Ecco perché in molti programmi sportivi è incluso questo tipo di allenamento.

L’articolazione diventa cieca

Quando un’articolazione è ferita o non si muove per molto tempo, anche i meccanocettori ne risentono. Ciò fa sì che le informazioni ricevute dal sistema nervoso siano inadeguate e la capacità di regolare il movimento diminuisca. Potremmo dire che abbiamo accecato l’articolazione e la stiamo esponendo a essere nuovamente danneggiata.

Anni fa, il trattamento per una lesione legamentosa (distorsione) si concentrava solo sul recupero del tessuto legamentoso interessato. Oggi sappiamo che se non trattiamo anche la componente propriocettiva, stiamo esponendo l’articolazione a lesioni successive e anche ad instabilità croniche. A causa di questa cecità, gli atleti spesso descrivono che l’articolazione non risponde o parlano di una distorsione mal recuperata.

Come si recupera e si allena la propriocezione?

Qualsiasi esercizio di equilibrio su una superficie instabile è spesso chiamato allenamento propriocettivo, ma questo non è del tutto corretto. In realtà, la propriocezione sarebbe solo la componente sensoriale che deve essere elaborata dal sistema nervoso. Quindi è necessario che queste informazioni siano integrate e il sistema nervoso fornisca l’ordine muscolare per correggere un movimento (controllo neuromuscolare).

Trattandosi di una sensibilità, il nostro senso posizionale viene allenato esponendolo a opportuni stimoli meccanici: generalmente ad un movimento dell’articolazione che il paziente deve identificare. È come se un musicista allenasse l’orecchio a identificare le note musicali. Quando generiamo risposte muscolari di riequilibrio, alleniamo insieme propriocezione e controllo neuromuscolare.

Di fronte a un infortunio, i fisioterapisti devono svolgere un approccio completo e progressivo. La prima cosa da fare è lavorare sugli stimoli articolari: che il paziente riconosca una posizione o sia in grado di riprodurla. Si passerà quindi ad esercizi che generano risposte automatiche e riflesse, solitamente su superfici instabili.

E infine, nel caso degli atleti, ripeteremo il gesto sportivo in diverse condizioni da minore a maggiore intensità. Ad esempio, un calciatore toccherà un pallone su un BOSU, una piattaforma semisferica con una base rigida che viene utilizzata per allenare l’equilibrio.

Autore

Lorenzo Antonio Justo CousiñoUniversità di Vigo