desertificazione

Un terzo della terra del pianeta è a rischio desertificazione. La percentuale di terre aride nei paesi europei dell’area mediterranea è del 33,8%, tuttavia , il 70% delle terre aride nel mondo è concentrato in Africa e in Asia. Inoltre, questo problema sarà sicuramente aggravato dall’incidenza del cambiamento climatico.

La desertificazione è uno dei principali problemi ambientali che affliggono il pianeta: diminuisce la produttività agricola e zootecnica, nonché il valore delle risorse naturali, e ha gravi conseguenze socioeconomiche.

Cos’è la desertificazione?

La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione lo definisce come il degrado del suolo in aree aride, semi-aride e sub-umide secche risultante da vari fattori, come le variazioni climatiche e le attività umane. Quest’ultimo punto, l’azione umana, è la chiave per differenziare la desertificazione dalla desertificazione, a volte confusa.

Dalla definizione di cui sopra si possono trarre due conclusioni da tenere in considerazione: che il processo di desertificazione avviene in determinate aree e che è definito dall’azione del clima (siccità, piogge intense, aridità,…), dell’essere umano ( incendidisboscamento, alcune pratiche agricole…) e le caratteristiche geomorfologiche del terreno (pendii ripidi, litologie morbide, erodibilità del suolo…).

Sono stati identificati sei principali scenari di desertificazione: colture pluviali colpite dall’erosione, terreni agricoli abbandonati, colture irrigate mal pianificate, pascolo eccessivo, terre desolate e arbustive degradate e foreste mal gestite.

Si può invertire?

In un senso semplicistico, si può capire che se si agisce su questi fattori, il degrado del suolo può essere invertito. Tuttavia, la desertificazione è un processo complesso e multifattoriale e non esiste una ricetta per riportare un suolo al suo stato originale una volta che è troppo arido. Allo stesso modo, gli interventi per il ripristino delle aree desertificate sono economicamente onerosi e offrono scarsi risultati.

Il processo di recupero del suolo è lento, ci vogliono centinaia di anni per recuperare un centimetro di suolo. Pertanto, gli sforzi devono essere diretti a prevenire e mitigare il suo degrado prima che il processo raggiunga un limite irreversibile. La chiave è identificare soluzioni adattate alle condizioni locali, realizzarle in modo coordinato tra le parti coinvolte ed effettuare un follow-up per valutarne l’effetto.

Responsabilità di tutti

In questa lotta alla desertificazione, strettamente legata alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla conservazione della biodiversità e al mantenimento della produttività del suolo, tutti noi svolgiamo un ruolo importante e dobbiamo essere parte attiva della soluzione.

All’interno del Green Deal europeo esiste una strategia tematica per la protezione del suolo dell’Unione europea per, tra gli altri obiettivi, affrontare la crescente minaccia della desertificazione e raggiungere la neutralità del degrado del suolo entro il 2030. Allo stesso modo, le azioni possono essere attuate attraverso strategie nazionali per combattere la desertificazione che attivino politiche che permettano di contrastare la crescente minaccia rappresentata da questo processo, attraverso gli aiuti allo sviluppo rurale inquadrati nel secondo pilastro della Politica Agricola Comune e stabilendo corretti usi del suolo che tengano conto dell’attitudine di questi ad ospitare la diverse attività, tra l’altro.

È necessario coordinare le misure da attuare con politiche e strumenti settoriali e intersettoriali, nonché promuovere il trasferimento di conoscenze per ottenere una maggiore e migliore diffusione delle azioni realizzate.

Il collettivo agricolo e zootecnico può scommettere sull’agroecologia e mostrare un impegno attivo. In particolare, si raccomanda alle aziende agricole di attuare pratiche sostenibili che riducano al minimo la compattazione del suolo, l’erosione, la salinizzazione e la sodificazione, la contaminazione delle falde acquifere e la perdita di biodiversità e servizi ecosistemici, tra gli altri.

Parimenti, in questo campo, vanno evidenziate le seguenti tecniche di produzione agricola: produzione ecologica, agricoltura conservativa e agricoltura rigenerativa, essenziali nella protezione del suolo agricolo.

Ultimo ma non meno importante, noi cittadini siamo un elemento chiave in questa lotta, sostenendo i prodotti ottenuti attraverso pratiche sostenibili e seguendo le linee guida stabilite.

Processo di ripristino del suolo

In relazione agli interventi di ripristino di terreni divenuti troppo aridi si segnala quanto segue:

  • Implementare misure per fermare l’erosione. Possono essere lineari, con dighe forestali in alvei, anfratti e gole o mediante l’uso di frangivento su terreni agricoli (piantagioni di alberi lineari); o di superficie, con misure biologiche (rimboschimento, concimazione organica, coperture vegetali, rotazione e combinazione di colture,…) e misure fisiche (terrazze o terrazze, coltivazioni pianeggianti, lavorazioni di conservazione…).
  • Fare un uso razionale dell’acqua e prevenirne la contaminazione.
  • Preservare la vegetazione naturale e la biodiversità presenti nell’agroecosistema, fondamentale per mantenere i servizi ecosistemici che ne aumentano la resilienza.

La desertificazione implica una diminuzione irreversibile su scala temporale umana dei livelli di produttività degli ecosistemi terrestri. Occorre compiere progressi verso la neutralità nel degrado del suolo, unendo gli sforzi di prevenzione e mitigazione.

Autore

Maria Gloria Saenz Romo, Vincent Santiago Marco MancebonUniversità di La Rioja