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Durante l’allenamento, lo stretching non è essenziale

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Lo stretching è conosciuto per la capacità di migliorare la gamma di mobilità delle articolazioni.

La tipica raccomandazione è di dedicare da due a tre sessioni settimanali a questi movimenti, a una velocità di circa 10 minuti per sessione. Tuttavia, le attuali batterie di test di condizione fisica per bambini e adulti non ne tengono conto, il che ne mette in dubbio la validità.

Analizzando rigorosamente le evidenze scientifiche, la maggior parte degli studi che valutano l’effetto benefico dello stretching sulla mobilità prescrivono un minimo di 30 minuti a seduta. Non ci sono studi che dimostrino un miglioramento con protocolli fino a 10 minuti per seduta, la quantità di tempo che, da un punto di vista realistico, viene dedicata a questi movimenti.

Stretching e benefici per la salute: scarsità di prove

Recentemente è stato suggerito che lo stretching dovrebbe passare in secondo piano all’interno dei programmi di allenamento. Il motivo principale è che l’acquisizione di una maggiore mobilità non si riflette negli indicatori di salute fisica.

In primo luogo, gli esperti non hanno riscontrato che l’aumento della flessibilità riduca la mortalità per tutte le cause. Né hanno trovato alcuna relazione con un minor rischio di cadute negli anziani, una maggiore qualità della vita, una migliore capacità cardiovascolare o forza muscolare. Né, infine, ci sono prove che lo stretching riduca le possibilità di subire un infortunio quando svolgiamo attività sportive.

L’unica prova positiva è che gli esercizi di flessibilità aumentano la vascolarizzazione e diminuiscono la rigidità dei vasi sanguigni nei muscoli degli animali. La sua efficacia nell’uomo non è nota, data la natura invasiva dei metodi di ricerca applicati ai roditori.

Pertanto, questo argomento non è sufficiente per generalizzare e raccomandarne l’uso indiscriminato.

E quali sono le attività più consigliate?

Il tempo che dedichiamo all’esercizio fisico dovrebbe concentrarsi su diverse forme di esercizio aerobico, forza, equilibrio o una combinazione di questi. Questi tipi di attività sono in grado di generare i benefici sopra menzionati e ulteriori.

Inoltre, la combinazione di questi modelli deve essere adattata in base all’età, alla condizione (ad esempio, donne incinte), alle patologie, alla disabilità e alle preferenze individuali.

La personalizzazione dei programmi è di vitale importanza, poiché diverse modalità di attività fisica ottengono risultati simili. Ad esempio, sia l’esercizio a intervalli (intercalando movimenti ad alta intensità con momenti di riposo) che l’esercizio continuo hanno effetti positivi sulla forma fisica cardiovascolare. Lo stesso vale per diversi programmi di forza su vari indicatori di salute.

A questo punto potrebbe essere consigliabile incorporare lo stretching se c’è una preferenza individuale, purché si dia la priorità ai modelli di esercizio che forniscono i maggiori benefici.

Un’altra possibilità è prescrivere lo stretching a una popolazione specifica o in orari specifici. Ad esempio, pazienti feriti che non possono eseguire altri tipi di esercizio o persone con fibromialgia.

Il messaggio è chiaro: lo stretching non è vietato. Ma essere efficienti nelle nostre abitudini di attività fisica ci aiuterà a ottenere il massimo beneficio con un minor dispendio di tempo.