Perché il caldo ci mette di cattivo umore

  • Pubblicato
  • Aggiornato
  • 4 minuti di lettura

Tutti sanno che, soprattutto d’estate, il calore del sole può scioglierci. Ecco perché durante i mesi estivi cerchiamo di rimanere “freschi” il più a lungo possibile. E se non ci riusciamo, sembra che l’imbarazzo ci renda più irascibili e ancora più violenti. Una revisione dei meccanismi cerebrali può aiutarci a capire perché questo accade.

Cominciamo col ricordare che il corretto funzionamento del nostro corpo prevede che, anche se fa molto caldo, la nostra temperatura corporea si mantenga attorno ai 37ºC. Quando la temperatura esterna supera i 40ºC, proteggersi diventa una priorità. Il corpo ha un proprio meccanismo per abbassare la temperatura: la sudorazione. Ma possiamo aiutarci anche riparandoci all’ombra o indossando abiti leggeri. Contro le vampate di calore estive, come ci ricordano saggiamente ogni anno le autorità sanitarie, prevenire è meglio che curare.

D’altra parte, il primo (e quasi unico) obbligo del nostro corpo è mantenerci in vita. Quando qualcosa è fastidioso o pericoloso, il corpo ci avverte e attiva tutte le sue risorse per tenerci al sicuro. È una reazione basilare di sopravvivenza: se qualcosa ci spaventa, scappiamo; Se ci fa arrabbiare, litighiamo. Ogni volta che un cambiamento ci destabilizza, il cervello reagisce con emozioni come paura, frustrazione o rabbia.

Indice

Stress da calore

Il calore agisce come un fattore di stress che attiva il nostro sistema nervoso. Quando rileva che tutto intorno si sta surriscaldando, il cervello dà ordini per cercare di fermare o ridurre la sgradevole sensazione di soffocamento.

In questo processo gioca un ruolo chiave una regione abbastanza piccola (appena 4 grammi in un adulto) chiamata ipotalamo, che è il vero “termostato” del nostro corpo, responsabile della regolazione del modo in cui perdiamo o guadagniamo calore. Le sue dimensioni, infatti, non corrispondono all’importanza delle funzioni che svolge: da qui si gestisce tutto il nostro equilibrio intimo.

È importante tenere presente che l’efficacia dell’ipotalamo dipende in gran parte dal punto di partenza. La “temperatura di comfort” all’esterno è solitamente compresa tra 18ºC e 21ºC quando riposiamo e leggermente inferiore se svolgiamo attività fisica. A questa temperatura si aggiungerà il calore generato dal corpo stesso quando funziona, compreso il cervello.

Se il calore aumenta troppo, l’ipotalamo dà il segnale d’allarme per accelerare la perdita di calore. La prima cosa che farà questo regolatore di temperatura sarà ordinare al sangue di spostarsi dall’interno del nostro corpo alla nostra pelle. Ecco perché quando ci surriscaldiamo la nostra faccia diventa rossa: arriva più sangue al nostro viso.

Contemporaneamente, il nostro corpo cercherà di abbassare la propria temperatura attraverso l’evaporazione, attivando la produzione di sudore. Questo spiega perché troviamo il caldo umido ancora più irritante: in condizioni umide, il sudore non può svolgere la sua funzione di raffreddamento.

Se continuiamo ad avere caldo è probabile che inizieremo ad avere sete, poiché se perdiamo acqua sudando dovremo recuperarla bevendola. Se così non fosse, come accade agli anziani, è consigliabile bere acqua preventivamente.

È anche più che probabile che ci sentiamo stanchi. È un avvertimento che con le alte temperature non bisogna fare grandi sforzi, perché ci esponiamo al noto e pericoloso colpo di calore.

Vampate di calore che ci fanno arrabbiare

Tutti questi processi sono legati a fini aggiustamenti nervosi e ormonali che possono anche generare emozioni in noi. Affinché il caldo non ci metta in pericolo, il nostro cervello deve decidere se evitarlo o affrontarlo – combattere o fuggire – come qualsiasi altra minaccia esterna. Le vie nervose che mantengono il nostro umore sono influenzate dal calore. Quindi, in un certo senso, anche emotivamente “ci riscalderemo”, perché l’aumento della temperatura farà crescere la nostra rabbia e frustrazione.

Numerosi studi scientifici confermano questa relazione tra calore e rabbia. Senza andare oltre, negli studi effettuati su partite di calcio o di hockey si è visto che il calore ambientale aumenta l’aggressività nel gioco. Esistono anche prove di come gli infortuni tra i giovani aumentino con il caldo. Allo stesso modo, si è osservato come i casi di violenza di genere stiano peggiorando. È dimostrato addirittura che quando le temperature aumentano, i conflitti sui social network si intensificano.

Riscaldamento globale e benessere mentale

In un mondo sempre più popolato e nel mezzo del riscaldamento globale, la nostra società dovrà affrontare sempre più calore attorno ad essa. E, da quello che abbiamo appena visto, ciò potrebbe significare che il numero di persone arrabbiate per questo aumenterà.

Non sembra folle affermare che il calore e i suoi effetti debbano essere presi in considerazione anche dal punto di vista del benessere e della salute mentale. Ascoltando i segnali del nostro corpo, sarà più facile controllare i diversi cambiamenti che il calore produce in noi. E non sarebbe male potenziare misure volte a gestire meglio la gestione del calore nelle nostre case e uffici o nelle strutture cittadine per evitare di sentire quel caldo che ci mette così di cattivo umore.