donna indiana felice

Quando leggi la parola “perla“, qual è la prima parola che ti viene in mente? Probabilmente lo assocerai a collare e collo, come dimostrano le basi normative di associazione in questo tipo di esperimenti. Ma forse ti è venuto in mente il nero, che coinciderà con i risultati di studi che mostrano la rilevanza della componente culturale nell’interrelazione lessicale.

Si scopre che è l’opzione più frequente, a causa del famoso film Pirati dei Caraibi: La maledizione della perla nera. L’influenza del contesto culturale nel momento in cui questo film è diventato popolare è ciò che ha reso possibile questa relazione, anche senza che queste parole avessero un significato stretto.

Sulla base di queste informazioni, molte persone potrebbero ora porsi la stessa domanda: cosa fa formare le parole, come le ciliegie, grappoli nella nostra mente? Abbiamo già parlato del fattore culturale, ma ce n’è un altro ancora più importante.

Se dico “bacio”…

Ora pensa alla parola bacio. Se guardi i risultati del suddetto studio, puoi vedere che è correlato a termini con una connotazione affettiva simile, come amorelabbralingua e affetto.

Infatti, tra gli elementi più rilevanti che accomunano le parole nella mente, spiccano le caratteristiche emotive. Questi hanno a che fare con il tono edonico positivo o negativo che associamo a un certo concetto (la cosiddetta valenza) e con il livello di attivazione che esso produce in noi (l’arousal). Organizziamo la nostra mente, il nostro lessico mentale e il nostro discorso seguendo questi principi affettivi.

Il fatto che l’emozione agisca come forza importante nelle associazioni tra concetti può avere una spiegazione adattativa: l’attivazione congiunta di parole affettivamente correlate, in uno specifico quadro affettivo, potrebbe far sì che le persone si trovino più adatte ai diversi contesti vitali, dato la rilevanza delle emozioni per la sopravvivenza.

Il procedimento per studiare questo tipo di legame è molto semplice: si dà una parola a un gran numero di persone in modo che dicano le prime parole che vengono in mente, come nei casi di perla e bacio. Ciò consente la creazione di banche dati e studi di associazione lessicale.

E cosa succede quando parliamo in una lingua straniera?

Poiché l’emozione sembra giocare un ruolo fondamentale nella relazione dei concetti, la domanda successiva che si pone è se la stessa cosa accade in una lingua non nativa. Cioè, quando impariamo una lingua straniera, le parole sono disposte allo stesso modo?

La questione diventa ancora più rilevante perché quando comunichiamo in una lingua straniera, compare quello che è noto come distanziamento emotivo. Ci ritiriamo emotivamente da ciò che diciamo e ascoltiamo. Questo significa che quando vediamo, ad esempio, una serie in quella lingua, i messaggi ci arrivano con una carica affettiva inferiore.

In relazione a questo fenomeno, è stato dimostrato che anche le parole sono strutturate in modo diverso in una lingua non nativa. Ad esempio, gli spagnoli spesso associano l’inferno (hell, in inglese) a parole neutre come rosso (red) o caldo (hot); mentre se pensano con la loro lingua madre tendono ad associarla a parole più negative, come demone o angoscia.

Inoltre, le parole più attivanti tendono ad essere correlate a concetti meno attivanti nella lingua appresa. Ad esempio, la velocità è legata a parole come driver o talkmentre quando si utilizza la lingua madre vengono in mente incidente o fretta.

Si potrebbe dire che, se le persone fossero parole, non avremmo gli stessi partner o amici in un contesto di lingua madre come in una lingua straniera.

Emotivamente anestetizzato

L’associazione di parole ci mostra come è strutturato il linguaggio umano. E, a sua volta, l’organizzazione del linguaggio è strettamente connessa con la rappresentazione del mondo che ci circonda e il modo in cui interconnettiamo le nostre idee.

Grazie alle ultime scoperte della psicolinguistica affettiva, è stato possibile dimostrare che l’emozione è un meccanismo importante dietro l’associazione di parole e concetti nella mente.

Allo stesso modo, c’è una diversa rappresentazione affettiva delle parole e delle loro relazioni, a seconda della lingua che usiamo. Si potrebbe dire che in una lingua straniera siamo emotivamente anestetizzati.

Per questo motivo, potresti trovare rassicurante pensare che se discuti con un amico o un partner in una lingua straniera, non ti farà tanto male come se fosse nella tua lingua madre. Anche se, al contrario, se qualcuno ti dichiara il suo amore, non si commuoverà nemmeno nella stessa misura.

Autore

Clara Planchuelo FernandezUniversità di NebrijaJon Andoni DuñabeitiaUniversità di NebrijaJose Antonio Hinojosa PovedaUniversità Complutense di Madrid