L’Agenzia spaziale europea ha appena annunciato i nomi dei cinque nuovi astronauti selezionati per entrare a far parte del corpo degli astronauti di carriera.
Da parte francese, è Sophie Adenot. C’è anche l’inglese Rosemary Coogan, lo spagnolo Pablo Álvarez Fernández, il belga Raphaël Liégeois e lo svizzero Marco Sieber. John McFall del Regno Unito diventa il primo “parastronauta”.
Sono stati inoltre selezionati e presentati al grande pubblico undici riservisti.
Questa nuova classe si aggiunge così ai sette astronauti europei già in servizio, tra cui due italiani, due tedeschi, un inglese, un danese e un francese.
Saranno portati a raggiungere la stazione spaziale internazionale e a svolgervi esperimenti scientifici: la situazione di assenza di gravità a bordo della ISS consente di effettuare esperimenti impossibili da effettuare sulla Terra in vari campi come la medicina, la biologia, la fisica, le neuroscienze e anche la botanica.
Una destinazione più lontana attende anche alcuni della nuova promozione… la Luna! Da qui alla fine del decennio, infatti, gli astronauti europei prenderanno parte a tre voli a bordo della stazione orbitale “Gateway”, che sarà in orbita attorno alla Luna.
A lungo termine, sono previsti altri voli sulla superficie della Luna e le prossime persone a camminare sulla Luna potrebbero essere europee.
Indice
Come è stata reclutata questa nuova classe di astronauti?
Le campagne di reclutamento per gli astronauti in Europa non sono frequenti. L’ultima risale al 2009: all’epoca più di 8.000 candidature in tutta Europa, per soli sei posti alla fine della gara… Questa volta, nel 2021 sono state inviate più di 22.000 candidature.
La selezione di questi nuovi astronauti dura più di un anno. Si parte da un certo numero di criteri di età, formazione ed esperienza: bisognava avere tra i 27 e i 50 anni, avere almeno una laurea magistrale in un campo scientifico, avere almeno tre anni di esperienza professionale e parlare un inglese fluente – essenziale per imparare il mestiere in un contesto internazionale.
Se avere una laurea in ingegneria o un master in scienze (scienze naturali, aeronautica, matematica, informatica, ecc.) o essere medico, ricercatore o pilota è fondamentale per candidarsi per diventare astronauta, lo è anche essere un vero e proprio coltellino svizzero: immersioni, aviazione, paracadutismo, musica, lingue ed esperienze straniere; più che competenze tecnico-scientifiche, i candidati devono presentare competenze operative.
Altrettanto importanti sono le cosiddette “soft skills”. Devi essere in grado di mantenere la calma sotto pressione, rimanere motivato di fronte a orari di lavoro irregolari e viaggi frequenti, adattarti al tuo ambiente, essere un buon compagno di squadra, per esempio.
Astronauta non si nasce, lo si diventa
L’obiettivo della selezione non è cercare supereroine e supereroi, ma mettere in luce le persone che hanno il potenziale per diventarlo.
Al termine di una prima fase di studio delle pratiche, che consente di scremare il 90% delle candidature, i candidati selezionati devono superare test psicotecnici e psicologici, individuali o in team, di ogni tipo: logica, orientamento nello spazio, capacità multitasking, test di memoria, aritmetica mentale. In tutto si tratta di una ventina di intensi test il cui scopo non è osservare per un minuto se sei ultra-efficiente, ma testare la tua motivazione e analizzare nel tempo se le tue prestazioni crollano o resistono.
Dopo questi test, rimangono solo poche centinaia di candidati. Per loro la maratona è appena cominciata. Vengono sottoposti a test collettivi per comprendere meglio le personalità di ciascuno in vari contesti. Qui, l’obiettivo non è ovviamente quello di selezionare gli ego più grandi, ma quelli che si integreranno meglio in una squadra, prenderanno le migliori decisioni sotto pressione, saranno resilienti, pazienti, perseveranti, calmi, organizzati e di buona tolleranza al confinamento e agli spazi ristretti.
Per le poche centinaia di candidati rimasti arriva finalmente l’ultima fase prima della selezione finale: esami medici molto approfonditi per una settimana – cardiologo, neurologo, risonanza magnetica, oculista e otorinolaringoiatra in particolare.
Cosa attende questa nuova promozione?
Per questi nuovi astronauti l’avventura è appena iniziata perché ora devono essere addestrati. Ciascuno di loro dovrà effettuare almeno due voli semestrali a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
A bordo della stazione non ci sono medici o idraulici. Gli astronauti devono essere in grado di fare tutto e quindi devono imparare tutto sul funzionamento della stazione per poterla riparare.
La formazione inizia quindi con diciotto mesi di formazione teorica, con in menù un aggiornamento in tanti campi: meccanica spaziale, propulsione, biologia, sistemi spaziali, informatica, calcolo delle traiettorie, ma anche medicina. L’addestramento si svolgerà principalmente presso il Centro europeo di addestramento per astronauti a Colonia, in Germania, ma gli apprendisti astronauti viaggeranno in ogni paese che contribuisce alla ISS, inclusi Stati Uniti, Russia, Giappone e Canada.
L’apprendimento teorico sarà raddoppiato da molte ore in simulatori a grandezza naturale per prepararsi a tutte le situazioni: i futuri astronauti si addestrano, ad esempio, nei modelli dei moduli della Stazione Spaziale Internazionale. Questi moduli permettono loro di vedere le cose come sono nella stazione e quindi di potersi addestrare da un lato per scenari di emergenza (estinzione incendi o depressurizzazione), e dall’altro (e soprattutto) per il loro utilizzo (sistemi PC, archiviazione, tra gli altri).
Per quanto riguarda l’addestramento sui veicoli spaziali, i nuovi astronauti si alleneranno o a Mosca sulla Soyuz, oppure a SpaceX per la Crew Dragon. Possono anche allenarsi in enormi piscine che riproducono in parte le condizioni delle uscite extraveicolari denominate “EVA”, quando è necessario uscire fuori dalla stazione spaziale internazionale per effettuare riparazioni ad esempio. Questi esercizi in piscina si svolgono a Colonia o al Johnson Space Center.
Ma la maggior parte della loro formazione rimane ancora… in classe.
Assegnazione ad una missione
Quindi, quando gli astronauti sono stati assegnati a una missione – l’assegnazione a una missione a volte può richiedere anni, ci vorranno altri 18 mesi per prepararsi in modo specifico.
Infatti, ogni missione include molti esperimenti scientifici che verranno effettuati a bordo. Gli astronauti devono conoscere le manipolazioni e i protocolli che dovranno attuare una volta andati nello spazio.
Autore
Guillemette Gauquelin-Koch, Rémi Canton, Centro nazionale di studi spaziali (CNES)