Raggiungere l’immortalità è qualcosa che ha motivato gli esseri umani per gran parte della loro storia. La ricerca degli elisir di lunga vita è stata protagonista delle leggende e delle favole più peculiari. Gli alchimisti medievali lavorarono instancabilmente per elaborare la formula della pietra filosofale, che conferiva poteri rigeneranti. Famosi sono anche i viaggi di Juan Ponce de León, che, mentre conquistava il Nuovo Mondo, cercò duramente la misteriosa fonte della giovinezza.
Ma fino ad oggi nessuno è riuscito a scoprire quali siano le chiavi della vita eterna. Con l’eccezione, sì, di un essere non più grande di quattro millimetri, Turritopsis dohrnii, noto anche come “la medusa immortale“.
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Immortalità biologica, alla portata di una medusa
A differenza della stragrande maggioranza degli esseri viventi, Turritopsis dohrnii è in grado di ringiovanire, raggiungendo l’immortalità biologica. Questo sfida la nostra percezione dell’invecchiamento, ma come riesce a farlo?
Cominciamo col capire come si presenta il ciclo di vita generico di una “medusa mortale“. La sua riproduzione è sessuale: lo sperma del maschio feconda gli ovuli della femmina e si forma così lo zigote. Lo zigote si trasforma in una larva e va alla deriva fino a quando non si attacca al fondo del mare. Una volta stabilizzato, cresce fino a formare una planula e, quando è pronto, si riproduce in modo asessuato. Per fare questo, libera dal proprio corpo piccole meduse, che cresceranno fino a raggiungere lo stadio adulto e si riprodurranno, prima di morire.
Anche la medusa immortale Turritopsis dohrnii segue questo ciclo, ma dopo essersi riprodotta non sempre muore: può scegliere un percorso alternativo e invertire il suo ciclo vitale. Su questo percorso, il suo corpo da medusa si restringe in qualcosa di simile a una sfera, chiamata “cisti”. Questo va alla deriva fino ad aderire al fondo, per poi generare una nuova planula, che darà origine a nuove meduse, rientrando così nel ciclo.
Questo processo può avvenire in modo illimitato e permette alla medusa di sfuggire alla morte.
Decifrare il genoma della medusa immortale
Le chiavi dell’immortalità di Turritopsis dohrnii sono scritte nel suo DNA, ma scoprirle non è stato un compito facile.
Un gruppo di ricerca ha decifrato il genoma di questa medusa immortale. I risultati sono pubblicati sulla rivista PNAS. Come ha fatto? Leggendo lettera per lettera e scrivendo gene per gene tutto il suo DNA come se fosse un grande libro di istruzioni.
Questo grande libro contiene tutte le informazioni affinché le cellule possano svolgere le loro funzioni vitali. Sono state così definite varie chiavi genomiche che contribuiscono a comprendere la straordinaria longevità della medusa immortale.
Grazie a diversi strumenti bioinformatici e alla genomica comparativa (il confronto del libro genetico di alcune specie con altre) si è scoperto che Turritopsis dohrnii presenta una serie di variazioni genetiche che contribuiscono alla sua plasticità biologica e longevità.
I geni trovati sono associati a diverse chiavi dell’invecchiamento, come la riparazione e la replicazione del DNA, il rinnovamento della popolazione di cellule staminali, la comunicazione tra le cellule e la riduzione dell’ambiente cellulare ossidativo che danneggia le cellule, nonché il mantenimento dei telomeri (estremità di cromosomi).
Tutti questi processi sono associati alla longevità e all’invecchiamento in buona salute negli esseri umani.
Inoltre, uno studio dettagliato di ogni fase del loro ringiovanimento ha identificato una serie di cambiamenti nell’espressione genetica necessari per la trasformazione delle cellule, attraverso un processo noto come dedifferenziazione. Ciò consente il salto indietro nel tempo biologico di Turritopsis dohrnii.
Tutti i meccanismi trovati agirebbero sinergicamente nel loro insieme. Ciò orchestrerebbe il processo per garantire il successo del ringiovanimento della medusa immortale.
Il vero segreto dell’immortalità
Se durante la ricerca della fonte della giovinezza, Juan Ponce de León avesse conosciuto i segreti custoditi da Turritopsis dohrnii, avrebbe avuto sete. E gli alchimisti non avrebbero trovato la pietra filosofale che desideravano. Forse quella fonte e quella pietra si trovano nella comprensione che non c’è vita senza morte. Che ogni sistema, come l’umanità o il nostro stesso corpo, ha bisogno della morte di alcune sue parti per mantenere un equilibrio e sopravvivere.
Dall’affascinante viaggio nel tempo di Turritopsis dohrnii abbiamo appreso le chiavi e i limiti della plasticità cellulare e da questa conoscenza speriamo di trovare risposte migliori alle numerose malattie legate all’invecchiamento che ci preoccupano oggi.
Tuttavia, il sogno dell’immortalità biologica per gli esseri umani rimane proprio questo, un sogno. L’essere umano ha scoperto da tempo come essere immortale: lasciando il proprio segno nella storia attraverso l’arte e la conoscenza.
Autore
Daniel Maeso Miguel, Maria Pascual Torner, Università di Oviedo