Esosomi: oltre i trattamenti estetici
Kim Kardashian, la presentatrice e comica Eva Soriano, la cantante Bad Gyal, la comica Paz Padilla… Una lunga lista di celebrità si vanta sui social network delle proprie esperienze positive con gli esosomi.
Questi costosi trattamenti di bellezza promettono di mantenere la pelle soda, fresca e luminosa senza la necessità di interventi chirurgici o iniezioni, o servono come complemento ad altre tecniche come la chirurgia laser. Ma è vero che funzionano? Cosa dice la scienza?
Cosa sono gli esosomi
Gli esosomi sono minuscole particelle delimitate da un doppio strato di grassi, simile a quello che circonda le nostre cellule. Il suo interno è carico di un gran numero di molecole, come proteine e acidi nucleici, che in realtà costituiscono messaggi che vengono scambiati praticamente da tutte le cellule del nostro corpo.
La chiave è che questi messaggi si sono rivelati estremamente utili per la rigenerazione dei tessuti danneggiati. Da quando è stato proposto negli anni ’80, il numero di pubblicazioni scientifiche che sostengono gli esosomi come candidati per migliorare l’elasticità e il turgore della pelle è cresciuto in modo esponenziale, anche se permangono riserve sulla loro applicazione.
Questo effetto verrebbe favorito attivando il macchinario interno alle cellule cutanee, che vedono così la loro capacità di proliferare, migrare e rigenerare il supporto che le tiene insieme: la matrice extracellulare.
Sebbene oggi il termine “esosomi” circoli ampiamente nei social network e nei media, essi costituiscono solo un tipo specifico, con dimensioni ben definite, all’interno di un insieme più ampio di minuscoli agenti messaggeri: le vescicole extracellulari. Questo insieme, che comprende gli esosomi, svolge un ruolo importante anche nella medicina rigenerativa.
In realtà, la maggior parte delle “storie di successo” che vediamo tra le celebrità sono dovute all’azione delle vescicole extracellulari, di origine vegetale: separare gli esosomi dal resto richiede una tecnologia avanzata attualmente non disponibile.
Prove limitate
Inoltre, il suo utilizzo nei cosmetici genera polemiche. Recenti pubblicazioni della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e di altre fonti ricordano che le prove scientifiche sono ancora limitate e mettono in guardia sui possibili effetti avversi dei prodotti non regolamentati, come infiammazioni e altre reazioni indesiderate. Nel 2020, la Società Internazionale delle Vescicole Extracellulari (ISEV) ha evidenziato l’importanza di differenziare tra i trattamenti basati su terapie regolamentate e quelli che non sono ancora stati testati o approvati.
Il percorso affinché queste particelle diventino uno strumento clinico comunemente utilizzato è lungo e pieno di sfide. Le agenzie di regolamentazione richiedono un rigoroso supporto scientifico prima di approvarne la commercializzazione come medicinali, il che ha portato molte aziende a cercare scorciatoie nel settore dei cosmetici, dove gli standard sono meno rigidi.
Applicazioni terapeutiche
Oggi gli scienziati di tutto il mondo lavorano per garantire che le vescicole extracellulari siano molto più di una promessa di pelle luminosa e che la loro produzione soddisfi la qualità richiesta dalle autorità sanitarie. Negli ultimi dieci anni le pubblicazioni scientifiche sull’utilizzo di queste particelle in campo medico sono aumentate rapidamente.
Per quanto riguarda la diagnosi, vengono studiati come biomarcatori (molecole che modificano la loro concentrazione in risposta a una condizione patologica) di tumori, malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e disturbi cardiovascolari.
Hanno anche dimostrato una notevole capacità di rigenerare i tessuti danneggiati, il che li rende un’opzione terapeutica promettente nelle lesioni gravi. Ad esempio, aumenterebbero la velocità di guarigione delle ferite croniche a lenta evoluzione, come il piede diabetico o le ulcere da decubito.
Nel campo della medicina cardiovascolare, le vescicole extracellulari contribuiscono alla rigenerazione del tessuto cardiaco dopo un infarto miocardico acuto. Inoltre, si sta studiando il loro potenziale nella rigenerazione ossea e nel trattamento di malattie infiammatorie come l’artrosi, dove aiutano a ridurre l’infiammazione e a recuperare la cartilagine articolare danneggiata.
E infine, studi preliminari suggeriscono che queste particelle potrebbero svolgere un ruolo chiave anche nella rigenerazione del tessuto nervoso, aprendo nuove strade per curare malattie neurodegenerative o lesioni del sistema nervoso centrale.
Come si ottengono?
Per usi medici, le vescicole extracellulari provengono solitamente da cellule staminali del cordone ombelicale, ma negli ultimi anni sono state studiate nuove fonti, come le piastrine umane in diversi stati di coagulazione.
Inoltre, si sta esplorando la possibilità di ottenerli da prodotti vegetali – da cui provengono i trattamenti estetici – che potrebbe ridurre notevolmente i costi di queste terapie.
In ogni caso, come abbiamo sottolineato in precedenza, c’è ancora molto da fare affinché questi agenti terapeutici soddisfino gli stessi standard degli altri farmaci. Ciò che possiamo prevedere è che le vescicole extracellulari diventeranno sempre più rilevanti nei prossimi anni.