Come convertire i rifiuti in bioetanolo, mangimi, bioplastiche e antiossidanti

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L’attuale modello di economia lineare, basato sull’estrazione, la produzione, l’utilizzo e lo smaltimento, contribuisce a un consumo eccessivo di risorse, a un grande volume di emissioni e a una produzione di rifiuti anche insostenibile.

Data la nostra eccessiva impronta ecologica e la grande quantità di materia che scartiamo, è necessario un cambio di paradigma: e se i rifiuti non fossero più considerati tali e fossero considerati una nuova fonte di materie prime?

Indice

Bioraffinerie

Una bioraffineria è una struttura in cui, attraverso diversi processi di trasformazione della materia prima (biomassa), si generano bioenergia e un’ampia gamma di bioprodotti.

Analogamente alle raffinerie petrolchimiche, una bioraffineria mira a trasformare le materie prime in prodotti e materiali energetici attraverso l’uso di risorse ecocompatibili.

La biomassa è definita come tutta la materia organica derivata da attività agricole, forestali, zootecniche, industriali e domestiche, che può essere convertita in bioprodotti o bioenergia attraverso diversi percorsi.

Se prendiamo in considerazione la quantità di rifiuti organici prodotti annualmente, non solo a livello domestico, ma anche industriale, come quello dell’agroalimentare, troviamo una biomassa di enorme potenziale.

Tipi di bioraffinerie

Le bioraffinerie possono essere classificate in base a diversi fattori: la materia prima, il processo, la piattaforma ei prodotti generati.

Pertanto, la materia prima vegetale o animale può essere utilizzata per ottenere un’ampia varietà di prodotti finali, o altre sostanze chiamate mattoni. Questi sono come pezzi che possono essere uniti tra loro per ottenere una vasta gamma di prodotti chimici che vanno da molecole semplici ad altre di grande complessità. Alcune di queste molecole sono furfurolo, acido levulinico o xilitolo. Queste sono alcune delle biomolecole più promettenti per lo sviluppo dell’industria chimica verde, data la loro versatilità.

E tutto questo, a cosa serve?

A questo punto, e per trasferire questi concetti nel mondo reale, daremo alcuni esempi:

  • Bioetanolo ottenuto dalla bagassa di canna da zucchero. Questo è un prodotto e un processo ben noto. Il processo si basa sull’utilizzo dei residui vegetali generati per ottenere lo zucchero di canna (vengono utilizzate le parti più fibrose della pianta) e vengono digeriti per ottenere il glucosio, che viene poi fatto fermentare per ottenere l’etanolo. Questo può essere utilizzato come combustibile o in diverse applicazioni industriali.
  • Generazione di mangimi e ingredienti funzionali per mangimi animali. I rifiuti alimentari (frutta, verdura e latticini) vengono utilizzati come materia prima.
  • Ottenere bioplastiche per l’agricoltura. È a base di residui vegetali (residui di vite e olivo) e animali (siero e purine).
  • Produzione di antiossidanti per uso alimentare. Sono ottenuti dai resti del raccolto di banane.

Bioeconomia ed economia circolare

Tutti questi fattori conferiscono una potenziale posizione strategica per l’implementazione di bioraffinerie e, quindi, per lo sviluppo della bioeconomia. Ciò consentirebbe non solo la creazione di posti di lavoro specializzati, ma sosterrebbe anche l’economia rurale e potrebbe contribuire alla creazione di nuovi mercati.

Il concetto di economia circolare è un’alternativa al modello lineare che include il riutilizzo, la riparazione, il riciclaggio, il noleggio, l’uso condiviso di prodotti o servizi, tra gli altri, per chiudere la catena del valore di un prodotto o servizio.

La strategia per l’economia circolare ha tra le sue linee d’azione l’implementazione di questi settori. L’obiettivo è quello di “sviluppare nuove filiere sostenibili basate sul recupero e sull’utilizzo dei rifiuti generati da diversi settori…“. In altre parole, la biomassa è destinata ad essere utilizzata come materia prima, ma solo quella che deriva da scarti, sottoprodotti o prodotti secondari. Ciò evita di generare concorrenza con altre attività produttive del settore primario e, quindi, sfollamento alimentare.

Verso un mondo senza sprechi

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 12 (Produzione e consumo responsabile) ha come uno dei suoi obiettivi la riduzione della produzione di rifiuti, ma anche il loro riutilizzo. La Commissione Europea ha lanciato nel 2011 il concetto di uso efficiente delle risorse. Cioè, più di un decennio ha lavorato su questo cambiamento.

Le bioraffinerie rappresentano un’interessante alternativa dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Queste industrie permetterebbero di trasformare il modello industriale verso uno più sostenibile, che segue i principi della chimica verde e dell’uso efficiente delle risorse. L’obiettivo finale è copiare i sistemi naturali, in cui non ci sono rifiuti: il residuo di un organismo è il cibo di un altro.

Autore

Zaida Cristina Ortega Medina, Università di Las Palmas de Gran Canaria