Alessitimia: l’incapacità di identificare le emozioni

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Recentemente è stato suggerito che ci siano alcuni tratti complessi della personalità che influenzano direttamente la salute fisica, inclusa l’alessitimia. Il termine è stato coniato negli anni ’70 per descrivere le persone che non erano in grado di identificare o descrivere le proprie emozioni.

Colloquialmente si potrebbe dire che si riferisce a persone con “mancanza di parole per esprimere i sentimenti” che, non essendo in grado di identificare le proprie emozioni (consapevolezza emotiva), non sono nemmeno in grado di regolarle. Questa regolazione è essenziale, poiché le emozioni ci aiutano ad agire, prendere decisioni, comprendere gli altri ed essere compresi. Di conseguenza, è logico che l’essere alessitimico influenzi aspetti legati alla salute mentale.

Altri problemi di salute mentale

Come si riconosce una persona affetta da alessitimia? Se qualcuno non è in grado di identificare se è triste, arrabbiato o felice, né in se stesso né negli altri, allora potrebbe soffrirne.

Ma attenzione, perché quegli individui che, pur essendo in grado di identificare i sentimenti, hanno difficoltà ad esprimere ciò che provano, non vanno confusi con gli alessitimici. Pertanto, le persone affette da alessitimia hanno difficoltà a riconoscere e identificare i propri sentimenti ma, soprattutto, non sono in grado di regolarli. E poiché non distinguono chiaramente tra emozioni e pensieri, né identificano adeguatamente le sensazioni fisiologiche associate alla paura o alla rabbia (tra gli altri), hanno difficoltà a regolare i comportamenti associati a questi sentimenti ed emozioni.

È importante identificare l’alessitimia perché, negli ultimi decenni, questo aspetto dell’essere umano si è affermato come un importante fattore di rischio per una varietà di psicopatologie. Ad esempio, sembra influenzare pienamente la capacità degli individui di farsi manipolare dagli altri, ma anche la capacità di affrontare efficacemente situazioni conflittuali, nonché di sviluppare connessioni sociali con altre persone.

Per alcuni autori, inoltre, l’alessitimia è un importante fattore di rischio per subire un crollo psicotico, presentare disturbi dell’umore come depressione o soffrire di elevata vulnerabilità allo stress.

La teoria del trauma offre una possibile spiegazione

Nonostante sia una caratteristica fondamentale per la salute mentale di una persona, non ci sono ancora spiegazioni chiare sulla sua origine. L’ipotesi più accettata deriva dalla teoria del trauma, la quale suggerisce che l’alessitimia potrebbe svilupparsi in risposta a sofferenze precedenti estreme, come formula per proteggere la persona dal sperimentare successivamente emozioni o affetti dolorosi. In effetti, sembra che ci siano esperienze precoci avverse nell’infanzia, principalmente negligenza emotiva e fisica e abuso emotivo, che potrebbero predisporre specificamente a soffrire di alessitimia in futuro.

In questo senso è stata rilevata una relazione modulata dall’alessitimia tra le prime esperienze legate all’abuso emotivo e i successivi comportamenti autolitici – danno a se stessi. Tutto sembra indicare che le difficoltà nell’autoregolazione delle intense emozioni avverse potrebbero portare allo sviluppo di comportamenti autolesionistici come mezzo di distrazione inadeguato, cioè come strategia disfunzionale per affrontare situazioni negative.

La buona notizia è che è stato osservato che un’elevata intelligenza emotiva riduce l’impatto dell’alessitimia e può diventare un importante fattore protettivo contro comportamenti autolesionistici e tentativi di suicidio. Pertanto, è fondamentale svolgere una formazione emotiva nelle prime fasi educative, insegnando come identificare, nominare e regolare le emozioni per prevenire futuri comportamenti a rischio.

Adolescenti, persone autistiche e transgender, particolarmente sensibili

Studi recenti hanno dimostrato che sarebbe essenziale valutare l’alessitimia in fasi di sviluppo particolarmente vulnerabili, come l’adolescenza. Ma anche per prevenire comportamenti autolesionistici o gravi lesioni autoinflitte nei giovani appartenenti a minoranze sessuali e di genere e in gruppi di persone transgender, compresi gli adulti transgender con disturbo dello spettro autistico.

Anche in altre fasi dello sviluppo, ad esempio nell’età adulta, è molto importante analizzare la presenza o l’assenza di alessitimia. Quando esiste, di solito è evidente nella frequenza e nella qualità delle relazioni interpersonali, perché essere alessitimici può influenzare negativamente la risposta a situazioni della vita quotidiana che richiedono determinate abilità interpersonali (incoraggiare, congratularsi, empatizzare, innamorarsi, ecc.).

Inoltre, può anche aumentare i sintomi di disturbi psicologici preesistenti come ansia o depressione, poiché non consente di affrontare adeguatamente questi problemi di salute mentale.

Avere consapevolezza emotiva ci salva

L’allenamento emotivo nei bambini, negli adolescenti e negli adulti può essere una strategia efficace per ridurre al minimo l’impatto dei problemi emotivi, insegnando loro a rivalutare e sopprimere, o addirittura accettare, le emozioni negative associate a stati emotivi avversi.

Ma soprattutto è fondamentale un intervento educativo precoce sulla consapevolezza emotiva attraverso modelli avanzati che sviluppino non solo l’intelligenza emotiva, ma meta-emotiva. Serve, in altre parole, una formazione che permetta a qualsiasi individuo di poter valutare come il proprio linguaggio interno influenzi le proprie sensazioni, modulando in modo molto più consapevole l’intero sistema emotivo. L’identificazione delle emozioni renderà la loro regolazione più efficiente ed efficace per affrontare situazioni di vita di elevata avversità e promuoverà risultati resilienti e non psicopatologici in queste situazioni.