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Quando i pesci hanno sete bevono acqua di mare?

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Quando si pensa alla sete, è naturale immaginare un caldo giorno estivo e la sensazione di bruciore in gola che ci spinge a cercare un bicchiere d’acqua fresca. Ma cosa succede quando pensiamo ai pesci, quei misteriosi abitanti degli abissi oceanici? Hanno mai sete? E se sì, come la soddisfano? Scopriamolo!

La vita dei pesci

I pesci sono creature affascinanti che popolano gli oceani, i fiumi, i laghi e altri corpi d’acqua del nostro pianeta. La loro diversità è stupefacente, con migliaia di specie diverse che abitano in una vasta gamma di ambienti. Tuttavia, c’è un elemento comune che li lega tutti: la loro dipendenza critica dall’acqua per la sopravvivenza.

A differenza degli esseri umani e degli altri animali terrestri che devono bere costantemente per mantenere l’equilibrio idrico, i pesci vivono immersi nell’acqua. Questo fatto è fondamentale per comprendere come gestiscono il loro bisogno di idratazione.

L’osmosi nei pesci

Per comprendere come i pesci affrontano questa sfida, è essenziale considerare il concetto di osmosi. L’osmosi è il processo attraverso il quale gli organismi mantengono un equilibrio tra il loro ambiente esterno e i fluidi interni del corpo. Nei pesci, questo processo è cruciale poiché l’acqua è in costantemente movimento attraverso le loro membrane corporee.

La principale sfida per i pesci è quella di evitare la perdita eccessiva di acqua attraverso la loro pelle e le branchie. L’acqua tende naturalmente a fluire dalla zona a più alta concentrazione a quella a concentrazione più bassa. Ne consegue che se un pesce si trova in un ambiente con una concentrazione di sali più alta rispetto al suo corpo, perderà acqua attraverso la pelle. Questo è particolarmente rilevante negli ambienti marini, dove la salinità dell’acqua di mare è molto più elevata rispetto ai fluidi interni del pesce.

Adattamenti fisiologici dei pesci

Per affrontare questa sfida, i pesci hanno sviluppato adattamenti fisiologici sofisticati. Ad esempio, la presenza di una parete corporea impermeabile all’acqua previene la perdita eccessiva di liquidi attraverso la pelle. Le branchie, altamente specializzate, sono coinvolte sia negli scambi di gas che nel controllo del bilancio idrico, assorbendo acqua dall’ambiente circostante e eliminando sostanze in eccesso, come il sale.

Acqua attraverso il cibo

Nonostante la loro capacità di assorbire acqua attraverso la pelle e le branchie, i pesci ottengono gran parte del loro fabbisogno idrico dalla dieta. Gli alimenti animali e vegetali che consumano contengono una quantità significativa di acqua, che viene rilasciata nel loro sistema durante il processo digestivo.

È interessante notare che i pesci marini hanno la tendenza a bere più acqua rispetto ai pesci d’acqua dolce. Questo è dovuto alla differenza nella concentrazione di sali tra i due ambienti, richiedendo ai pesci marini uno sforzo supplementare per mantenere l’equilibrio osmotico eliminando il sale in eccesso dal loro corpo.

Pesci d’acqua dolce e salmastra

Mentre i pesci marini sono costantemente immersi in un ambiente ipertonico, ossia con una concentrazione di sali maggiore rispetto ai loro fluidi corporei, i pesci d’acqua dolce vivono in un ambiente ipotonico, con una concentrazione di sali inferiore ai loro fluidi interni. Questa differenza ha importanti implicazioni per la loro osmoregolazione.

I pesci d’acqua dolce hanno bisogno di assorbire costantemente acqua attraverso la loro pelle e le branchie per compensare la perdita di acqua dovuta alla differenza di concentrazione. Inoltre, devono eliminare gli ioni in eccesso, come il sodio, attraverso l’urina diluita. Al contrario, i pesci marini devono concentrare l’urina per espellere il sale in eccesso e conservare l’acqua.

Un esempio di osmoregolazione nei pesci

Per avere un’idea più chiara di come funziona l’osmoregolazione nei pesci, prendiamo in considerazione un pesce d’acqua dolce come la trota. La trota è un pesce che vive in fiumi e laghi, dove l’acqua è meno salata rispetto all’acqua di mare.

Quando la trota assorbe acqua attraverso le branchie, questa entra nel suo corpo e si mescola con i fluidi interni meno concentrati. Questa acqua viene poi utilizzata per varie funzioni vitali, tra cui la circolazione sanguigna, la digestione e la rimozione dei rifiuti metabolici.

Tuttavia, la trota deve anche affrontare il problema della perdita di acqua attraverso la pelle. Per evitare la disidratazione, il pesce ha cellule specializzate nella sua pelle chiamate “cellule delle guance” che secernono uno strato di muco. Questo muco funge da barriera impermeabile all’acqua, impedendo alla trota di perdere troppa acqua attraverso la pelle.

Inoltre, la trota deve eliminare l’acqua in eccesso attraverso l’urina diluita. Questo processo aiuta a mantenere l’equilibrio osmotico del pesce, garantendo che la concentrazione dei soluti nei suoi fluidi interni rimanga stabile.

Pesci d’acqua dolce vs pesci marini

Mentre i pesci d’acqua dolce e i pesci marini condividono molte similitudini nei loro meccanismi di osmoregolazione, ci sono anche importanti differenze tra i due gruppi. Quelli marini devono fare i conti con la salinità estremamente elevata dell’acqua di mare, il che richiede adattamenti speciali.

Un esempio notevole di adattamento in quelli marini è la presenza di ghiandole specializzate per il controllo della salinità. Queste ghiandole sono situate nelle vicinanze delle branchie e aiutano a eliminare il sale in eccesso dal corpo del pesce. Questo processo richiede energia, e i pesci marini devono consumare cibo per compensare la perdita di energia.

I pesci marini devono anche concentrare l’urina per eliminare il sale in eccesso. Questo significa che l’urina dei pesci marini è molto più concentrata di quella dei pesci d’acqua dolce. Questo è un altro esempio di come i pesci marini debbano lavorare di più per mantenere il loro equilibrio osmotico in un ambiente così salato.

Gli squali

Gli squali rappresentano un affascinante caso di adattamento alla vita marina. Il loro sistema di osmoregolazione è molto diverso da quello dei pesci. Gli squali hanno sviluppato corpi con una concentrazione di sali leggermente superiore rispetto all’acqua di mare circostante. Questo significa che non devono preoccuparsi della perdita continua di acqua attraverso la pelle, come accade ai pesci.

Ciò che rende gli squali ancora più unici è la loro capacità di trattenere alti livelli di sostanze chimiche di scarto nel loro corpo, tra cui urea e trimetilammina N-ossido, che altri animali normalmente eliminerebbero. Gli squali invece mantengono queste sostanze all’interno del loro corpo, contribuendo a mantenere un ambiente interno “salato” che li aiuta a regolare il bilancio idrico.

Per ottenere piccole quantità d’acqua, gli squali assorbono l’acqua attraverso le branchie tramite un processo di osmosi. Poiché la loro concentrazione di sali è leggermente superiore a quella dell’acqua circostante, possono trarre beneficio da questa differenza per assorbire acqua senza bere direttamente.

Per eliminare eventuali eccessi di sale, gli squali sono dotati di una ghiandola salina situata nel retto. Questa ghiandola svolge un ruolo essenziale nel consentire agli squali di espellere il sale in eccesso dal loro corpo, garantendo così che mantengano l’equilibrio osmotico.

Conclusioni

In sintesi, i pesci non bevono acqua di mare quando hanno sete, ma ottengono l’acqua di cui hanno bisogno attraverso l’osmosi, la dieta e l’eliminazione di acqua in eccesso attraverso l’urina. La loro capacità di gestire il bilancio idrico è fondamentale per la loro sopravvivenza nei vari ambienti acquatici in cui vivono.

La natura ha dotato i pesci di una serie di adattamenti fisiologici che consentono loro di affrontare le sfide uniche poste dall’ambiente marino o d’acqua dolce in cui si trovano.