Dalle delicate sfumature rosa del mandorlo alle brillanti arancio dell’albicocca, gli alberi da frutto si vestono in primavera per celebrare il cambio delle stagioni. Con la comparsa dei fiori, i paesaggi verdi si riempiono di una grande varietà di colori e l’aria di un aroma dolce e morbido che attira gli impollinatori.
Tuttavia, alcuni di questi alberi da frutto fioriscono prima di altri, anche nelle stesse condizioni climatiche. Perché succede?
In questo articolo esploriamo i misteri dietro questo rinascimento vegetale. Così, come se fosse un’orchestra sinfonica ben coordinata, verificheremo che gli alberi da frutto interpretano e coordinano una serie di segnali che danno origine alla loro opera più vistosa: la fioritura.
Indice
Chi sono i primi a fiorire?
Comuni ai climi temperati e mediterranei, i mandorli, i peschi, i susini, i ciliegi e i meli tendono ad essere i più precoci quando si tratta di fiorire e annunciano l’arrivo della primavera. Appartengono tutte alla famiglia delle Rosacee e sono caducifoglie, cioè perdono le foglie in inverno e le sviluppano nuovamente in primavera.
Sono alberi che approfittano dell’inverno per prendersi un riposo vegetativo (periodo di fisiologica inattività o dormienza).
Anche se dipende dalla varietà e dalla posizione geografica, i mandorli sono i primi: fioriscono intorno a febbraio, seguiti dagli albicocchi e dai susini. Bisognerà però attendere i mesi autunnali per gustare noci e castagne.
Fiorire o non fiorire, questo è il problema
Nei climi temperati, con la primavera, le piante legnose, sia arboree che arbustive, si risvegliano dal letargo invernale e inizia la fase di crescita.
In questo nuovo periodo iniziano processi importanti come la schiusa di nuove foglie, la crescita e, ovviamente, la fioritura. E sebbene a prima vista sembrino semplici trasformazioni, in realtà sono processi complessi regolati da fattori sia esterni (condizioni ambientali) che interni (fitoormoni).
Simile a un’orchestra sinfonica in cui ogni musicista svolge il suo ruolo con grande coordinazione, le piante armonizzano i segnali ambientali con quelli ormonali per adattare e integrare il loro sviluppo con l’ambiente. Nel mondo vegetale tutto è una questione di segnali.
Una volta che la pianta ha raggiunto la sua maturità riproduttiva, è capace di fiorire, cioè è capace di generare fiori. Il processo di fioritura comporta l’attivazione di una serie di reazioni biochimiche a cascata, che iniziano con la percezione e l’integrazione di segnali esterni.
Come in ogni orchestra che si rispetti, i musicisti (le piante) hanno bisogno di determinati segnali del direttore (spunti ambientali) per interpretare accuratamente la partitura (programma fiorito) e dare vita a un brano musicale (fiore) ricco di sfumature. Così, il passaggio dal freddo invernale al caldo primaverile e il crescendo (aumento progressivo) delle ore diurne o fotoperiodo sono i segnali ambientali che le piante attendono per iniziare la fioritura.
Gli ormoni primaverili si alterano
Inoltre, ogni orchestra sinfonica necessita di un’ampia varietà di strumenti, ciascuno con la sua specifica funzione. Nella nostra similitudine, gli ormoni vegetali (o fitormoni) sono quegli strumenti.
I fitormoni sono sostanze organiche prodotte naturalmente dalle piante che fungono da messaggeri regolandone lo sviluppo in risposta alle condizioni ambientali. Auxine, gibberelline, citochinine, acido abscissico ed etilene sono i cinque fitormoni classici.
Percependo l’aumento delle temperature e l’allungamento delle giornate, le piante regolano le concentrazioni di questi fitormoni.
Uno dei più importanti nella fioritura è la gibberellina, che favorisce la formazione e la crescita dei boccioli fiorali. Ma non agisce da solo. Le gibberelline interagiscono positivamente con le auxine e antagonisticamente (azione opposta) con le citochinine, l’acido abscissico e l’etilene.
Tutti questi fitormoni regolano in ultima analisi l’espressione dei geni (le note musicali) che danno origine alle proteine che svolgono le azioni e permettono la fioritura. L’equilibrio tra tutti i fitormoni è fondamentale per ottenere una fioritura di successo.
Perché allora ci sono alberi da frutto che fioriscono prima?
Ora che abbiamo spiegato come funziona “l’orchestra vegetale”, non ci resta che rispondere alla nostra domanda iniziale: perché mandorli e ciliegi fioriscono prima?
Gli alberi a fioritura precoce richiedono di aver superato un periodo di freddo invernale o di vernalizzazione inferiore a 10 ℃, più o meno prolungato, e di ricevere un fotoperiodo superiore alle 10 ore di luce. All’inizio della primavera queste due premesse sono soddisfatte.
Questa forte interazione tra temperatura e fotoperiodo indica che questi alberi da frutto hanno un doppio sistema di controllo che garantisce la fioritura al momento giusto.
Effetti dei cambiamenti climatici sulla fioritura
Come abbiamo visto, i fattori ambientali sono responsabili del suono dei primi accordi di fioritura. È prevedibile che, alterando i modelli di temperatura e precipitazioni, il cambiamento climatico influenzerà i periodi di fioritura della maggior parte delle specie vegetali.
In alcuni casi, il fatto che gli inverni siano più caldi può ritardare la fioritura. In altri l’aumento della temperatura ambientale può anticiparla, soprattutto in quelle piante a fioritura primaverile, anche se c’è il rischio di subire gelate tardive.
Il rapporto tra tempo di fioritura e temperatura è adattativo, cioè è più vantaggioso fiorire prima negli anni caldi e più tardi negli anni più freddi per evitare danni da gelo, sincronizzare la fioritura con l’attività degli impollinatori e massimizzare la resa, il tempo di crescita e lo sviluppo del frutto.
Sebbene siano stati compiuti progressi nella comprensione dei meccanismi alla base della fioritura, è ancora necessario continuare a indagare l’affascinante fisiologia degli alberi da frutto per ottimizzare la loro produzione e continuare a godere del concerto visivo e aromatico della primavera.
Autore
Raquel Esteban, María Teresa Gómez Sagasti, Universidad del País Vasco/Università dei Paesi Baschi