Anosognosia

Anosognosia: quando il cervello non riconosce che qualcosa non va

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Essere consapevoli di ciò che siamo capaci di fare ci aiuta a comprendere i nostri limiti e a scegliere in modo appropriato quali attività possiamo o non possiamo svolgere. Questa capacità di conoscere noi stessi, l’autoconsapevolezza, è particolarmente importante quando affrontiamo una malattia. In questi momenti, il deterioramento delle nostre capacità fisiche o mentali può rendere difficili anche i compiti più elementari della nostra routine quotidiana.

Con il termine medico anosognosia si intende la mancanza di consapevolezza o di riconoscimento di una patologia o disabilità. In altre parole, le persone che ne soffrono potrebbero non essere consapevoli di avere un problema di salute o, nella migliore delle ipotesi, minimizzare i propri sintomi anche quando è evidente che ne soffrono. Pertanto, l’anosognosia può rendere difficile il trattamento e la gestione della patologia, poiché la persona colpita potrebbe non cercare un aiuto adeguato.

Questa condizione è solitamente associata a lesioni cerebrali come ictus ( 20-40% dei pazienti), lesioni cerebrali traumatiche (50%), disturbi neurologici come la schizofrenia (50-90%) o disturbo bipolare (40%) e malattie neurodegenerative. come l’Alzheimer (80%).

Aree e collegamenti danneggiati

L’anosognosia ha profonde implicazioni. Inizialmente, può ritardare la diagnosi impedendo ai pazienti di cercare aiuto medico. Può anche influenzare la capacità di seguire il trattamento o rendere più difficile la riabilitazione.

Successivamente, soprattutto nei casi di demenza, l’anosognosia può causare molta frustrazione ai familiari che cercano di aiutare i malati che non riconoscono la loro situazione. Ciò richiede una supervisione costante affinché non svolgano attività rischiose. Ad esempio, se un malato di Alzheimer non è consapevole di avere problemi di memoria, non sarà nemmeno consapevole delle sue difficoltà nella guida.

Sebbene l’anosognosia sia generalmente associata a lesioni in aree specifiche del cervello, come il lobo parietale destro, temporoparietale, talamico o dei gangli della base, ricerche recenti suggeriscono che questo deficit può talvolta essere correlato a cambiamenti più sottili nella connettività cerebrale. Cioè, può anche essere dovuto a una mancanza di connessione tra diverse regioni del cervello che impedisce di essere consapevoli di avere un problema come debolezza o paralisi parziale di un lato del corpo (emiparesi), perdita di sensibilità in qualsiasi parte del corpo del corpo (deficit emisensoriali) o difficoltà di memoria e linguaggio.

È interessante notare che le persone malate possono notare alcuni deficit, ma non altri. Nei casi più gravi, l’anosognosia può andare di pari passo con l’asomatognosia o la negazione da parte del paziente che una parte del proprio corpo gli appartiene.

Incapacità di aggiornare l’immagine di sé

Dal punto di vista neurofisiologico o psicopatologico il problema fondamentale è probabilmente legato all’incapacità del paziente di aggiornare la propria immagine di sé; Cioè la rappresentazione mentale che una persona ha di se stessa, compreso il suo aspetto fisico, le sue capacità, le caratteristiche della personalità e i ruoli sociali. Questa immagine di sé si costruisce nel tempo e aiuta a mantenere la coerenza tra la percezione di sé e quella del mondo esterno.

A causa di una lesione cerebrale o di una disfunzione causata da una malattia, la persona colpita non può incorporare nuove informazioni sui propri deficit nella propria immagine di sé. Pertanto nega la sua malattia o ne minimizza l’importanza.

La funzione che di solito è più colpita nei casi di anosognosia, soprattutto nella demenza, è la memoria, il che significa che i pazienti non percepiscono cambiamenti nelle loro capacità. Ad esempio, potrebbero dimenticare eventi in cui non sono stati in grado di svolgere un compito specifico.

Oltre alla memoria, vengono colpite anche altre aree del cervello come la parte frontale (responsabile dell’organizzazione e della memoria di lavoro), la corteccia parietale, la corteccia temporale e il sistema limbico (che gestisce le emozioni e la percezione degli errori).

Per quanto riguarda la diagnosi, quando l’anosognosia è collegata a un danno cerebrale, i risultati degli esami spesso rivelano lesioni nella regione destra del cervello, in particolare nell’area parietale o temporoparietale. Nei casi di demenza, le tecniche di neuroimaging mostrano una diminuzione generalizzata delle dimensioni del cervello. La sua individuazione è più complicata nei disturbi psichiatrici, per i quali generalmente non esistono riscontri specifici.

Cosa si può fare?

L’unica luce che abbiamo finora è la terapia cognitivo-comportamentale, che permette ai pazienti di sviluppare una maggiore consapevolezza della propria condizione; terapia occupazionale, che li aiuta ad adattarsi al loro ambiente e ad acquisire competenze per gestire la vita quotidiana, o terapia di riabilitazione neuropsicologica, che li aiuta a migliorare le funzioni cognitive e la consapevolezza della loro malattia. E, naturalmente, la luce che brilla sempre: la ricerca scientifica.