ghiandaia azzurra

Gli animali hanno immaginazione?

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La capacità immaginativa, quella facoltà che ci consente di creare mondi nella mente, non è esclusiva degli esseri umani. Studi recenti suggeriscono che gli animali possano anch’essi ospitare forme di immaginazione e avere la capacità di navigare mentalmente ed esperire in modo soggettivo mondi virtuali che aprono porte a nuove forme di apprendimento, simili a quanto avviene negli esseri umani.

L’importanza dello studio dell’immaginazione negli animali

Da una prospettiva evolutiva, lo studio dell’immaginazione negli animali fornisce informazioni preziose sull’origine e lo sviluppo di questa capacità cognitiva. Studiando diverse specie, è possibile tracciare l’evoluzione dell’immaginazione e il suo significato in termini di adattamento a diversi ambienti ecologici.

E il modo in cui gli animali immaginano, tra le altre cose, è trattato dalla psicologia comparata, una branca della scienza che studia le somiglianze e le differenze di comportamento tra specie diverse in processi come l’intelligenza, la memoria e la coscienza, con le pratiche applicative che ciò comporta. Ad esempio, nell’addestramento degli animali, nel miglioramento del loro benessere e nella pianificazione di strategie di conservazione delle specie mediante una migliore comprensione del loro comportamento.

Immaginazione: memoria episodica e pianificazione

Lo studio dell’immaginazione negli animali può essere condotto attraverso diversi metodi, come l’analisi della capacità di memoria. In particolare, attraverso l’analisi della cosiddetta memoria episodica e della pianificazione.

Parliamo di memoria episodica quando siamo in grado di ricordare luoghi, momenti, dettagli ed emozioni, ovvero quando ricordiamo episodi della nostra vita. Questa memoria è una proprietà essenziale dell’immaginazione, poiché richiede sia la combinazione di ricordi che la capacità di prestare attenzione e il controllo emotivo. È un prerequisito fondamentale per l’apprendimento e ci consente, tra le altre cose, di adattare il nostro comportamento a ciò che accade intorno a noi, di pianificare e di simulare che qualcosa stia accadendo.

Pertanto, attraverso lo studio della memoria episodica, possiamo identificare i meccanismi neuronali alla base dell’immaginazione e raccogliere dati sull’origine evolutiva del perché ricordiamo, come ricordiamo e, di conseguenza, come ci comportiamo.

La ghiandaia azzurra ricorda dove nasconde il cibo

Diverse specie animali hanno dimostrato di possedere memoria episodica. Ratti, ghiandaie, seppie, scimpanzé, oranghi, corvi e macachi, tra gli altri, sono in grado di ricordare eventi specifici, compresi cosa, dove e quando sono accaduti.

Un esempio caratteristico è quello della ghiandaia azzurra (Aphelocoma coerulescens). È stato osservato che questo uccello è in grado di ricordare quale cibo ha nascosto, dove e quando l’ha fatto. Questo gli consente di recuperare e consumare successivamente il cibo conservato, anche ore o giorni dopo.

Nell’ambiente acquatico, ricerche condotte con il pesce zebra e altre specie di pesci d’acquario, come i labirintidi (o pesci anabantidi), hanno indicato che possono ricordare la posizione dei rifugi o delle fonti di cibo nel tempo, suggerendo una forma basilare di memoria episodica. Inoltre, studi condotti con polpi rivelano la loro abilità nel ricordare come risolvere compiti in cambio di ricompense.

La capacità di anticipare e pianificare eventi futuri potrebbe essere stato il principale vantaggio evolutivo della memoria episodica. A questo proposito, esperimenti condotti con bonobo, scimpanzé e oranghi hanno mostrato che sono in grado di scegliere uno strumento per risolvere un problema, anche se la ricompensa non è visibile, e di portarlo con sé anche fino a 14 ore. Ciò implica un livello di cognizione che va oltre l’impulso immediato, dimostrando previsione e una forma di immaginazione del tempo e del futuro.

Dove risiede l’immaginazione?

L’ippocampo è una delle aree cerebrali più studiate in relazione alla memoria e all’orientamento spaziale. È stato dimostrato che danneggiando l’ippocampo si perde il ricordo delle esperienze vissute (memoria episodica), mentre la sua integrità è cruciale per la formazione e il recupero dei ricordi.

L’importanza dello studio dell’ippocampo negli animali risiede nella sua rilevanza nel comprendere le alterazioni tipiche di malattie come l’Alzheimer e altre condizioni neurodegenerative, poiché l’ippocampo è spesso coinvolto nelle fasi iniziali di queste malattie, portando ai sintomi precoci di perdita di memoria e disorientamento che sono così devastanti per i pazienti e le loro famiglie.

L’evoluzione dell’ippocampo, sia in termini di dimensioni che di complessità, quando si confrontano le specie animali, è strettamente legata all’evoluzione dell’immaginazione. Sebbene gli animali non possano comunicare le loro esperienze soggettive come gli esseri umani, i comportamenti che suggeriscono il ricordo di esperienze vissute indicano la loro relazione con questa area del cervello.

I ratti possono immaginare

E proprio di recente è stato pubblicato su Science uno studio molto innovativo che mostra risultati che indicano come i ratti, proprio come gli esseri umani, abbiano la capacità di “immaginare” o navigare mentalmente attraverso luoghi visitati in precedenza.

Questo ritrovamento è il risultato di un esperimento che ha combinato la realtà virtuale con un’interfaccia cervello-macchina in tempo reale, aprendo nuove prospettive sulle capacità cognitive dei roditori, in particolare in relazione all’ippocampo, la regione del cervello associata, oltre alla memoria, alla navigazione spaziale.

Durante l’esperimento, i ratti sono stati addestrati a navigare in un ambiente virtuale. Inizialmente, hanno potuto muoversi fisicamente attraverso l’ambiente in modo da poter creare una mappa dello spazio nel loro ippocampo. Successivamente, è stata utilizzata un’interfaccia cervello-macchina, dove i ratti hanno dimostrato la loro abilità nell’attivare le rappresentazioni nel loro ippocampo di posizioni specifiche nell’ambiente, ma questa volta senza movimento fisico.

L’attivazione volontaria della loro memoria spaziale ha consentito loro di navigare verso obiettivi specifici nello spazio o di spostare oggetti verso questi obiettivi. Questi risultati suggeriscono che i ratti, e forse altri animali, possiedono una capacità cognitiva più complessa di quanto si pensasse in precedenza, avvicinandosi alle abilità umane di immaginazione e viaggio mentale nel tempo.

“Ho sempre creduto, e continuo a credere, che l’immaginazione e la fantasia siano molto importanti, poiché fanno parte indissolubile della realtà della nostra vita”, disse Ana María Matute. E lo sono anche per gli animali.