E se la realtà non esistesse e fosse una creazione della mente?

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Abbiamo inventato la realtà? È solo il frutto del cervello umano?

Esiste una corrente, basata sulla fisica quantistica, che insiste nel rimuovere la realtà dalla realtà. La proposta è questa: se un albero muore, per fare un esempio, sarà morto indipendentemente da chi lo osserverà, e possiamo avere la prova empirica che sia così. Tuttavia, quando entriamo nel territorio della fisica quantistica, la realtà non è così solida. Un antico test mentale chiamato “L’amico di Wigner”, del fisico e premio Nobel Eugene Wigner, descriveva un esperimento mentale in cui due osservatori possono sperimentare realtà diverse. 

Creare

L’essere umano può parlare, progettare, costruire, dipingere, fare musica, perché nel suo cervello può combinare immagini registrate nei circuiti neurali con nuove immagini. 

Tutti possiamo immaginare uomini che volano sbattendo le braccia. Oppure, come facevano i greci, minotauri, pegasi, centauri e altre allucinazioni mentali che un tempo gli umani credevano fossero reali.

Ma esiste un modo per discernere tra ciò che è reale e ciò che il cervello costruisce? Esiste un modo per dimostrare che non viviamo in un mondo che abbiamo creato noi stessi nella nostra mente?

Il volo di Lindbergh e la fisica quantistica

Un libro dal titolo, Il rigore degli angeli inizia raccontando l’avventura di Lindbergh, il primo volo in solitaria senza scalo tra New York e Parigi, nel 1927. E lo paragona al salto di un elettrone da un livello energetico all’altro quando l’elettrone fa parte di un atomo.

Il libro comprende la proposta del fisico teorico tedesco Werner Karl Heisenberg in cui descrive come l’elettrone si trova ad un livello, riceve una certa quantità di energia e appare ad un altro livello, ma, nell’intervallo del salto, ha cessato di esistere. Addirittura, sostiene Heisenberg, l’elettrone non esiste finché non viene rilevato. Come se il pilota Charles Lindbergh avesse cessato di esistere lasciando New York e fosse tornato in vita quando è stato osservato a terra in Francia.

Relata Heisenberg, in una lettera al físico austriaco Wolfgang Ernst Pauli sciveva:

“La traiettoria di una particella emerge solo quando la osserviamo.”

Ma l’autore del libro Il rigore degli angeli dimentica di dire, come molti di coloro che allora lavoravano nella fisica delle particelle, che l’osservatore non è solo colui che è a destinazione: chi rileva o osserva le entità, gli oggetti.

Gli elettroni sono entità dotate di carica elettrica, quindi qualsiasi altra carica elettrica nell’universo li rileva, li osserva costantemente, “sentendoli” in ogni momento, anche al momento del salto.

Quanto al pilota Lindbergh, è stato rilevato da onde, correnti d’aria, uccelli marini, insomma da ogni tipo di altra entità nell’universo, osservatori al momento del transito.

I centauri di Kant

Per il filosofo David Hume, la questione se la realtà oggettiva esista o meno è insolubile. Hume afferma che non solo non sappiamo cosa siano le cose, ma non sappiamo nemmeno se esistono, e che ciò che il cervello suppone reale è un’altra allucinazione come quella dei centauri.

Immanuel Kant cercò di risolverlo ricorrendo all’architettura del cervello umano. A Kant viene in mente di pensare che spazio e tempo siano costruzioni mentali simili a centauri e pegasi, irreali.

Questa somiglianza è altamente dubbia. Se una volta aperti gli occhi vediamo un quadro sul muro, e lo vediamo tante volte quante apriamo gli occhi, ed è visto da una moltitudine di altre persone con le quali non comunichiamo durante la visione, l’unica possibilità è che sul muro c’è un certo dipinto.

Traduciamo le correnti nervose, le unità di impulsi, i “bit” in rappresentazioni di qualcosa di reale. La realtà non si crea nel cervello, esiste indipendentemente dall’essere umano e deriva dalle continue interazioni tra entità, oggetti della natura.

Dar forma a un universo

Il problema con il cervello umano che ha inventato un mondo intero, con miliardi di stelle e un numero ancora maggiore di batteri, è che ci sono otto miliardi di altri esseri umani che capiscono cosa ha inventato quell’essere umano. Anche se per il neuroscienziato britannico Anil Seth la realtà è un’allucinazione controllata.

È passato quasi un secolo da quando Poincaré, Heisenberg e Gödel si sono resi conto che la scienza non può spiegare tutto. Ma se usiamo il principio del rasoio di Ockham, cioè la soluzione più semplice è quella corretta, la cosa più semplice è accettare che la realtà esiste al di fuori di noi, e che ognuno degli otto miliardi di esseri umani riceve sensazioni nei propri sensi e che le elaboriamo più o meno allo stesso modo nel nostro cervello, e quello “stesso” ha tutti i segni di essere reale.

Kant, Heisenberg e perfino Borges si concentravano sull’individualità, sulla sensazione di una persona, di un singolo atomo, di una gigantesca biblioteca che accoglieva una sola persona. Ma la realtà sta nella costante interazione tra molteplici individualità.

L’errore comune è idealizzare l’essere umano e credere che qualcosa di così piccolo come lui sia capace di creare un universo gigantesco come questo in cui viviamo… o sogniamo?