Come fanno gli astronomi a conoscere l’età dei pianeti e delle stelle?

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Misurare l’età dei pianeti e delle stelle aiuta gli scienziati a capire quando si sono formati e come cambiano e, nel caso dei pianeti, se la vita ha avuto il tempo di evolversi su di essi.

Sfortunatamente, misurare l’età di oggetti nello spazio è un compito arduo, ma gli astronomi, con l’ausilio di avanzate tecniche e ingegnose metodologie, stanno compiendo progressi significativi per svelare i misteri del tempo dei corpi celesti.

Misurare l’età di una stella

Stelle simili al nostro Sole mantengono invariate la loro luminosità, temperatura e dimensioni per periodi straordinariamente lunghi, spesso nell’ordine dei miliardi di anni. Tuttavia, un’analisi attenta delle sottili variazioni nella luminosità e nel colore nel corso del tempo offre agli astronomi la possibilità di stimarne l’età utilizzando alcuni metodi.

Un metodo chiave utilizzato in questo contesto è la girocronologia, che si basa sull’osservazione della rotazione stellare. Nel corso del tempo, le stelle vedono rallentare la loro rotazione, analogamente a una ruota che perde velocità a causa dell’attrito. Confrontando le velocità di rotazione di stelle di diverse età, gli astronomi sono in grado di sviluppare modelli matematici che consentono di stimare l’età delle stelle con notevole precisione. Inoltre, la rotazione stellare genera un potente campo magnetico, dando origine a fenomeni come brillamenti stellari ed esplosioni energetiche sulla loro superficie. L’osservazione del declino costante dell’attività magnetica di una stella si rivela un altro indicatore utile per stimare l’età di una stella.

Un metodo più avanzato per determinare l’età stellare è l’astrosismologia, un metodo che analizza le vibrazioni superficiali delle stelle causate dalle onde che attraversano il loro interno. Le stelle giovani presentano modelli vibrazionali distinti rispetto a quelle più vecchie, permettendo agli scienziati di affinare ulteriormente le stime sull’età stellare con una precisione ancora maggiore.

Un esempio notevole di applicazione di questa tecnica è la determinazione dell’età del nostro Sole, che attraverso l’astrosismologia è stata stimata a circa 4,58 miliardi di anni.

Ricostruire l’età di un pianeta

La datazione dell’età di un pianeta nel nostro sistema solare sfrutta i radionuclidi come strumento fondamentale. Questi particolari atomi rilasciano gradualmente energia nel corso del tempo, agendo come orologi naturali che consentono agli scienziati di stimare l’età dei corpi celesti.

Utilizzando questa metodologia, gli studiosi hanno determinato che il meteorite più antico di cui si abbia conoscenza ha un’età di 4,57 miliardi di anni, risultato quasi identico alla stima astrosismica dell’età del Sole, pari a 4,58 miliardi di anni. Le rocce più antiche sulla Terra presentano un’età leggermente inferiore, attestandosi a 4,40 miliardi di anni. Allo stesso modo, i campioni di suolo riportati dalla Luna durante le missioni Apollo mostrano un’età dei radionuclidi fino a 4,6 miliardi di anni.

Nonostante l’efficacia di questo metodo, esso richiede la disponibilità di rocce da analizzare, una risorsa che spesso manca quando si esaminano immagini dei pianeti senza un contatto diretto con il loro suolo.

In assenza di campioni rocciosi, gli astronomi spesso si affidano al conteggio dei crateri presenti sulla superficie dei pianeti rocciosi, come Marte o la Luna. Questo approccio, sebbene meno preciso a causa dell’erosione causata da vari agenti atmosferici e geologici, ma offre comunque una stima dell’età relativa delle superfici planetarie. Tuttavia, questa tecnica non è applicabile ai giganti gassosi come Giove, il cui dettagliato paesaggio è nascosto dai gas che lo compongono. In questi casi, gli scienziati contano i crateri sulle loro lune o analizzano la distribuzione di meteoriti specifiche provenienti da questi corpi celesti.

Nonostante queste avanzate tecniche, misurare direttamente l’età dei pianeti al di fuori del nostro sistema solare rimane un obiettivo inattuabile con la tecnologia attuale.

Quanto sono accurate queste stime?

Le stime sull’età degli oggetti celesti, ottenute attraverso metodi come la datazione tramite radionuclidi e l’astrosismologia, presentano un elevato grado di precisione all’interno del nostro sistema solare. Questo sistema fornisce un punto di riferimento unico, consentendo agli astronomi di confrontare con notevole esattezza i risultati ottenuti dai radionuclidi presenti nelle rocce terrestri, sulla Luna e sugli asteroidi con l’età astrosismica del nostro Sole. Tali comparazioni conducono a risultati estremamente coerenti e affidabili.

L’applicazione di queste tecniche nel nostro sistema solare costituisce una base solida per estendere le stime dell’età a stelle situate a distanze cosmiche considerevoli. Gli astronomi, basandosi sui dati accurati raccolti localmente, sono in grado di replicare e applicare tali metodi per stimare l’età di stelle remote, consentendo una comprensione più approfondita dell’evoluzione stellare nell’universo.

E in virtù alla correlazione tra l’età di una stella e quella dei suoi pianeti, presumibilmente simili secondo gli astronomi, è possibile ricavare preziose informazioni. Misurare l’età di una stella non solo fornisce dati cruciali sulla sua evoluzione, ma permette anche di stimare l’età dei pianeti che la circondano. Questa correlazione tra stelle e pianeti costituisce un utile strumento per approfondire la nostra comprensione della formazione e dell’evoluzione dei sistemi planetari nell’universo.