L’astronomia è sempre stata un campo un po’ speciale. Mescoliamo numeri… astronomici: distanze, temperature, luminosità, dimensioni – tutto è lontano dalla nostra quotidianità. Inoltre, ci imbattiamo in oggetti piuttosto strani, come pulsar o buchi neri, tutti molto poco terrestri. Ma il più bizzarro di tutti è probabilmente questo: guardare lontano è vedere il passato un vero e proprio viaggio nel tempo.
Guarda il tuo vicino. Lo vedi com’è adesso: è ovvio. Che strano mondo sarebbe se ci fosse un ritardo: racconti una barzelletta e poi lo vedi ridere otto minuti dopo… Idem per la montagna o il mare visti dalla tua finestra. Le vedi come sono adesso. Nel nostro mondo connesso, ci siamo anche abituati all’immediatezza. Guardi le partite sportive in diretta, anche se si svolgono dall’altra parte del mondo, e i media ti informano immediatamente.
In astronomia, questa prova non esiste. La luce viaggia molto veloce, 300.000 km al secondo, ma non infinitamente veloce. Date le grandi distanze nel cosmo, il ritardo diventa rapidamente enorme.
Quindi non hai mai visto il Sole com’è adesso. Non sembra, ma colui che ti illumina è un fantasma del passato. Infatti, una volta emessa dalla superficie solare, la luce deve percorrere ben 150 milioni di chilometri per raggiungerci: con la sua formidabile velocità, la luce impiegherà ancora otto minuti per farlo. Quindi se mai il Sole si spegnesse, lì, subito (precisiamo per i timorosi che è impossibile), continuereste ad abbronzarvi per otto minuti… Otto minuti di spensieratezza, quando il dramma è già iniziato!
Non riesco a vedere il presente
Otto minuti sono tanti e poco allo stesso tempo. Va bene, non possiamo vedere il Sole attuale, ma non ci sbagliamo di grosso: otto minuti sono un lampo nella vita del Sole (lunga dieci miliardi di anni). Ma diventa più difficile se esci dall’accogliente bozzolo del nostro sistema solare. La stella più vicina, Proxima, dista quaranta trilioni di chilometri e quindi la vediamo com’era 4 anni fa. La luce di altre stelle della nostra Galassia, la Via Lattea, impiega spesso migliaia di anni per raggiungerci, quindi le notizie che la loro luce porta sono piuttosto stantie. A volte, la stella in questione non esiste più quando iniziamo a studiarla sulla Terra!
C’è di peggio. La luce della galassia di Andromeda ha più di 2 milioni di anni ed è solo una vicina. I record appartengono alle galassie nate poco dopo il Big Bang: la loro luce ha viaggiato per più di 13 miliardi di anni.
Si noti che il fenomeno è reciproco: se un astronomo nella Galassia di Andromeda ci stesse guardando in questo momento, vedrebbe la Terra nel tempo in cui entra in scena l’Homo Erectus… e gli osservatori situati nell’Ammasso Fourneau, loro, vedrebbero la fine dei dinosauri!
Guarda nella notte e avrai solo una visione del passato. L’universo che osserviamo, misuriamo e registriamo non è il vero cosmo. Non saremo mai in grado di vedere l’universo così com’è, qui, ora. Ma non essere deluso! Questo ritardo è infatti un’opportunità assolutamente incredibile. Basta infatti guardare il cielo, sondarlo in profondità per vedere “vivere” tutta l’evoluzione del cosmo che si dispiega davanti ai nostri occhi.
C’è ovviamente un limite, quello del tempo stesso. La luce più antica ha viaggiato dalla nascita del nostro Universo (il Big Bang)… o quasi. In effetti, l’Universo era all’inizio completamente opaco: non possiamo vedere questa luce, ma solo quella risalente a 380.000 anni dopo il Big Bang, l’Universo divenne trasparente e una prima luce, chiamata “radiazione cosmica di fondo” iniziò a viaggiare nello spazio. Seguirono le luci delle prime stelle e galassie che il JWST avrebbe rapidamente portato alla luce.
Se guardiamo gli oggetti vicini a noi, vediamo gli ultimi eventi; se guardiamo lontano, vediamo i primi balbettii dell’universo. Non ti sembra così affascinante? Basta chiedere ai paleontologi: sarebbero così felici di avere una macchina del tempo, gratuita, per vedere, ad esempio, tutto quello che è successo tra noi e Lucy!
Chiedete agli storici, che vorrebbero molto osservare i dettagli della guerra gallica o di quella dei cento anni… Qui, sulla Terra, la storia è passata, definitivamente e irrimediabilmente, mentre nel cielo, questa storia passata è ancora una fonte di studio, una possibilità di viaggio nel tempo.
Autore
Yaël Nazé, Università di Liegi