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Con no-code o low-code: avremo ancora bisogno di sviluppatori?

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Molti autori e istituzioni ritengono che questa competenza sia necessaria per qualsiasi cittadino della società dell’informazione, qualunque sia il suo orientamento futuro. Oltre all’apprendimento di un linguaggio informatico (sintassi e semantica), l’apprendimento del codice sarebbe una risorsa per lo sviluppo di capacità di risoluzione dei problemi, logica, creatività o persino pensiero critico.

La programmazione non è più l’unico modo per sviluppare applicazioni o siti web. Da alcuni anni si sente parlare di strumenti “no code/low code“. Quali sono questi strumenti? La loro ascesa rende obsoleto l’apprendimento dei linguaggi di programmazione?

Indice

Che cos’è no-code/low-code?

Nessuna soluzione di codice consente di creare applicazioni o automatizzare attività senza utilizzare un linguaggio di programmazione o in quantità molto ridotte (questo è quindi low-code). Tre vantaggi principali spiegano l’ascesa di queste soluzioni. Innanzitutto la creazione di applicazioni diventa accessibile a tutti, senza la necessità di ricorrere al lavoro di uno sviluppatore. Questa modalità di creazione riduce notevolmente i tempi di sviluppo, così come il test delle applicazioni prodotte. Infine, il costo associato è drasticamente ridotto rispetto allo sviluppo tradizionale.

Sebbene queste soluzioni sembrino avere solo pochi anni, in realtà esistono da oltre 20 anni. Gli strumenti per la creazione di siti Web, come Dreamweaver e FrontPage, si basano sullo stesso principio. Si parlava allora di strumenti “WYSIWYG”: quello che vedi è quello che ottieni (“ottieni quello che vedi”). Questi strumenti consentono di creare siti Web senza alcuna conoscenza dei linguaggi di programmazione associati.

Numerosi fornitori offrono da anni strumenti di sviluppo di applicazioni senza codice e legati a database. Possiamo citare ad esempio Clarion, o la suite di sviluppo Windev. Fino a poco tempo, solo le persone esperte di tecnologia utilizzavano questo tipo di strumento. Negli ultimi anni gli strumenti si sono perfezionati, diventando accessibili a un pubblico più ampio.

Strumenti esistenti

Le applicazioni qualificate come no code/low code sono ora soluzioni integrate grazie alle quali gli utenti inesperti possono creare applicazioni complete. La formazione all’uso della soluzione scelta resta necessaria, ma non richiede competenze tecniche significative.

Possiamo distinguere da un lato le suite di sviluppo complete, che il più delle volte sono a pagamento, e dall’altro gli strumenti no code/low code dedicati ad un singolo utilizzo, ma che il più delle volte sono gratuiti.

Tra le soluzioni più presenti, possiamo notare la presenza di noti editori, come Salesforce o Microsoft. Quest’ultima offre una soluzione Low-Code denominata “Power Apps”, che sfrutta l’ampia distribuzione della suite Office 365. Queste soluzioni consentono di creare e gestire un database, di sviluppare applicazioni legate a questi dati e infine di automatizzare le azioni. Ad esempio, è possibile inviare messaggi elettronici o creare o ordinare documenti automaticamente.

Esistono molte soluzioni gratuite o poco costose per usi specifici. Per memorizzare i dati sotto forma di tabelle, è possibile utilizzare ad esempio Fogli Google. Lo strumento Airtable consente di strutturare i dati e archiviarli nel cloud di WordPress per creare moduli e contenuti per metterli online. Altri strumenti consentono di automatizzare i processi, come ad esempio lo strumento Zapier. Infine, l’esistenza di API (Application Programming Interface) garantisce la comunicazione tra questi diversi strumenti. Va notato che alcuni di questi strumenti possono essere inizialmente gratuiti o molto economici, ma diventano a pagamento se vengono utilizzati su scala più ampia.

Per cosa si usa no-code/low-code?

L’aumento di questi strumenti è concomitante con una significativa mancanza di sviluppatori. Questa carenza si spiega sia con la scarsa attrattività del settore, sia con l’inadeguatezza di alcuni profili alle esigenze delle imprese. Le competenze implementate in questo settore sono in continua evoluzione ed è difficile per i lavoratori mantenere aggiornate le proprie conoscenze.

L’uso di strumenti no code/low code è un’alternativa che consente alle aziende di sviluppare strumenti interni in modo rapido e senza la necessità di forti competenze. Questo mercato è cresciuto del 22,6% tra il 2020 e il 2021 e si prevede che questa crescita continuerà.

Start-up e piccole imprese sono i primi utenti di questi strumenti. Non potendo permettersi di pagare uno sviluppatore, possono così sviluppare i propri strumenti di gestione. Altri usi comuni sono l’automazione dei processi, lo sviluppo di siti Web e l’elaborazione dei dati di marketing. Nelle aziende più grandi, no-code/low-code inizia a prendere piede per lo sviluppo di applicazioni aziendali specifiche. Questi sono spesso creati dagli utenti finali, che sono pienamente consapevoli delle loro esigenze e dei loro vincoli. Tuttavia, questi sviluppi non possono continuare senza un collegamento con i dipartimenti dell’azienda per garantire la loro corretta integrazione nell’ambiente digitale e la sicurezza delle applicazioni sviluppate.

La fine dei programmatori?

Comprendere la logica del computer è una necessità e l’uso di strumenti no-code/low-code richiede una comprensione di come funziona il software del computer un’applicazione per computer. Ma lo sviluppo di queste soluzioni non renderà meno essenziale la professione di sviluppatore? Il fondatore di GitHub (servizio di web hosting e gestione dello sviluppo software), Chris Wanstrath, ha dichiarato nel 2017: “Il futuro del codice non è affatto un codice“.

Questa affermazione può sembrare esagerata. È infatti molto probabile che no-code/low-code sostituirà lo sviluppo di base, ma ci sarà sempre bisogno di sviluppatori esperti, sia per sviluppare applicazioni più complesse sia per migliorare e proteggere le applicazioni sviluppate utilizzando questi strumenti.

Autore

Delphine Billouard-FuentesEM Lione